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Violenza
criminale e violenza "normale".
La banalità del male e l'ottusità delle coscienze. Può
accadere ancora?
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Ad Auschwitz si è manifestato quanto di più malvagio e irrazionale sia in grado di pensare e produrre
Ad
Auschwitz si è manifestato quanto di più malvagio e irrazionale
sia in grado di pensare e produrre l'uomo.
Tuttavia,
proprio per questo potremmo essere tentati di attribuire tutto il male
fatto a uomini eccezionalmente cattivi, criminali incorreggibili e, quindi,
sostanzialmente diversi da noi.
Invece,
conoscendo la realtà del lager, si scopre che la maggior parte di
coloro che si sono macchiati di tali crimini erano persone "normali", la
cui vita da civili prima della guerra si sarebbe potuta confondere con
la nostra; queste persone nel lager si sono spesso comportate, in un certo
senso, da "buoni soldati", cioè hanno obbedito agli ordini, cercando
di farlo in modo coscienzioso e senza farsi paralizzare dal dubbio che
l'opera che stavano compiendo fosse diabolica.
Ma,
in fondo, di diabolico c'era proprio l'ottundimento della coscienza che
permetteva a questi uomini di giustificare razionalmente ci&ogarve;
che stavano facendo, o meglio, di accettare per buona la giustificazione
data loro dall'autorità di riferimento e di usare come metro di
giudizio unico o principale la "situazione".
È
mancata la capacità di porsi il problema della liceità morale
delle proprie personali azioni, a prescindere dal contesto: cioè,
è mancata la persona.
E
questo è possibile ancora, sempre.