Il
primo sconvolgente prodotto della macchina del lager era l'abbandono da
parte dell'internato della sua condizione
di Il
primo sconvolgente prodotto della macchina del lager era l'abbandono da
parte dell'internato della sua condizione di uomo, l'oblio dei valori,
dei criteri di giudizio, delle abitudini, dei simboli della vita civile
e la riduzione della persona ad un essere bruto, egoista, vuoto, spesso
abulico e indifferente, privo di speranza e di futuro. La sostituzione
del nome con un numero, il livello primitivo e terribilmente basso delle
condizioni di vita, la precarietà delle prospettive raggiungevano
l'obiettivo dello sterminio prima che la morte fisica lo perfezionasse. L'immagine
dei "bagni" dà forse l'idea di quale livello di degradazione dovesse
subire chi non cedeva alla tentazione di accelerare la fine gettandosi
sul filo spinato attraversato dalla corrente elettrica o esponendosi volontariamente
ai colpi di mitra delle guardie. Per sopravvivere bisognava accettare di
scendere parecchi gradini al di sotto della condizione umana, non solo
dal punto di vista fisico, ma anche da quello morale. Eppure,
anche in questo inferno c'è stato chi ha saputo resistere, abbarbicandosi
disperatamente alla vita, allacciando rapporti di solidarietà, mantenendo
vivo lo spirito, lottando contro l'oppressore o, magari, sacrificando la
propria vita per gli altri.