Il
Progetto
Movie-Lives
“Ho vissuto, ho pensato….
….mi sono emozionato”
(Sergei Eisenstein)
MOVIE
LIVES significa VITE DA CINEMA, esistenze particolari, che sono diventate
famose e sono rimaste nella storia, nella memoria collettiva, per la loro
singolarità. Proprio per
questo molti registi e attori hanno deciso, nel corso degli anni, di
ricrearle, per dare loro l’assoluta certezza dell’immortalità. Virginia Woolf, Pablo Picasso,
Adolf Hitler, Arthur Rimbaud, Sibilla Aleramo e
John Forbes Nash sono i personaggi eccentrici ed unici che ho deciso di
analizzare ed illustrare, confrontando le loro figure con quelle ricreate dalla
MACCHINA DEI SOGNI. Per la mia ricerca ho utilizzato diversi libri di testo,
numerosi film, romanzi ,ma anche le risorse che un
mezzo come Internet mi poteva offrire. Il prodotto finale da me creato è un
ipertesto, completo di testi, suoni, filmati e immagini. Dopo un’introduzione
al cinematografo e al suo precursore, la macchina fotografica, argomenti legati
prettamente all’ ottica, la mia rielaborazione è stata
suddivisa in diverse sezioni. Per ogni personaggio sono stati inseriti
biografia, opere, stile e/o pensiero e il film preso in considerazione. Non
solo lo stile, ma anche le biografie sono di grande importanza all’interno
della tesina, in quanto strettamente collegate con le
scelte di registi e attori nelle loro creazioni. Per ogni film vengono forniti la
trama, una breve biografia degli attori, una galleria fotografica, alcune
recensioni ed interviste e brevi filmati, che verranno mostrati e commentati
durante la prima parte del colloquio orale. Le pagine qui allegate rappresentano
esclusivamente la parte letteraria del progetto, mentre quella cinematografica verrà mostrata attraverso l’ausilio di un computer, che
permetterà di sfruttare le qualità multimediali dell’ipertesto.
CHE COS’E’ CHE CI FA ANDARE AVANTI?
COS’E’ CHE ACCENDE DENTRO DI NOI, CON TANTA
VEEMENZA, QUELL’ INCOMMENSURABILE PIACERE
E CI SORPRENDE?...
ALLORA NON C’E’ NIENTE CHE SIA ABBASTANZA LENTO,
NIENTE CHE DURI TROPPO A LUNGO…
E SI VORREBBE DIRE A OGNI MOMENTO “FERMATI, FERMATI,…FERMATI”.
Con queste parole voglio iniziare
il mio percorso, perché penso siano quelle che meglio
riescono ad esprimere il significato di questa tesina di fine anno. MOVIE LIVES
significa “VITE DA CINEMA”, esistenze
particolari che sono rimaste nella storia per la loro importanza e per la loro
unicità, tanto da aver indotto registi e attori a riprodurle e imitarle. Virginia Woolf, Pablo
Picasso, Adolf Hitler, Arthur Rimbaud, Sibilla Aleramo e John Forbes Nash: personaggi eccentrici
e particolari che sono diventati il tema della mia ricerca. Il rapporto
fra cinema e letteratura, cinema e scienza, cinema e storia è probabilmente uno
dei più interessanti del XX e XXI secolo. Ma come funzione il cinema, la “MACCHINA dei SOGNI”? Su quali
principi si basa? La struttura e il funzionamento della macchina fotografica sono di massima importanza per poter dare a queste domande
una risposta. La macchina fotografica può essere infatti
considerata la base sulla quale si è sviluppato il cinematografo. Volendo darne
una definizione veramente semplice, possiamo dire che si tratta essenzialmente
di una “scatola” dotata di un’apertura circolare, attraverso la quale un
sistema di lenti, detto OBIETTIVO, proietta le immagini su di una superficie
sensibile alla luce (la PELLICOLA), posta all’interno della scatola stessa.
Questa pellicola ha infatti la capacità di fissare le
immagini. Questa proprietà le è fornita da una sostanza particolare, sensibile
alla luce, che la riveste. Esistono oggi sul mercato due tipi di macchine
fotografiche: REFLEX, con obiettivo intercambiabile, e COMPATTE, con obiettivo
fisso. Nella macchina fotografica ci sono alcuni elementi fondamentali. Il
primo di essi è l’OBIETTIVO. E’ posto nella parte
frontale della macchina e contiene un sistema di lenti e il DIAFRAMMA. Il
compito dell’obiettivo è quello di catturare i raggi luminosi e di proiettarli
sulla pellicola. Per alcune leggi dell’ottica, le immagini vengono
proiettate capovolte e rovesciate rispetto alla realtà. Gli attuali obiettivi
sono costituiti da numerose lenti, di diversa forma e dimensione, che hanno il compito di riprodurre una immagine il più
fedelmente possibile. La presenza di molte lenti serve per eliminare gli
errori, che l’uso di una sola lente potrebbe determinare. Un’altra
caratteristica fondamentale è la LUNGHEZZA FOCALE, è
definita come distanza tra il centro ottico dell’obiettivo ed il piano focale.
In pratica, per un obiettivo elementare, costituito da una sola lente, è la
distanza alla quale deve essere posta la lente rispetto alla pellicola affinché
l’immagine riportata su di essa risulti perfettamente
nitida. Le macchine reflex, avendo la possibilità di cambiare obiettivo,
possono modificare la loro lunghezza focale e, di conseguenza, l’ingrandimento
relativo di un’immagine. Un obiettivo da 50mm riproduce immagini con
ingrandimento simile alla realtà. Con una lunghezza minore di 50mm, le
dimensioni vengono rimpicciolite, mentre, con
obiettivi di lunghezza superiore ai 50mm, le immagini risulteranno ingrandite.
La lunghezza focale determina anche la porzione di spazio inquadrabile da un
obiettivo. Maggiore è la lunghezza focale, minore è
l’angolo di spazio di campo inquadrato. In base alla distanza focale,
distinguiamo 3 tipi di obiettivi: GRANDANGOLARI (35 mm
o minori), NORMALI (50mm), TELEOBIETTIVI (85mm o maggiori). Per realizzare una
buona fotografia, l’esposizione alla luce risulta di
grande importanza e la parola FOTOGRAFIA significa infatti “scrivere con la
luce”. I meccanismi che determinano la quantità di luce che arriva alla
pellicola sono: il DIAFRAMMA e l’OTTURATORE. La luce raggiunge la pellicola
attraverso un foro: il diaframma è il dispositivo che può variare l’apertura di
questo foro. Maggiore è il foro, maggiore è la quantità di luce che arriva alla
pellicola. L’apertura del foro viene indicata da un
numero: maggiore è il numero, minore è l’apertura. Di solito viene
indicato con una f, seguita dal numero corrispondente all’apertura ( da f/1
fino a f/22 ). L’otturatore serve invece per determinare il tempo di esposizione della pellicola alla luce. E’ una sorta di
tendina posta fra la pellicola e il diaframma. Maggiore è il tempo di apertura, maggiore sarà il periodo di esposizione. Si va
da aperture di alcuni secondi fino ad alcuni millesimi
di secondo. Il CINEMATOGRAFO fu una scoperta molto complessa. Presupponeva di
risolvere diversi problemi come la formazione di immagini
su pellicole di celluloide, la proiezione delle immagini, l’analisi e la
sintesi del movimento in immagini, infine la sincronizzazione di tutti questi
fattori attraverso la pellicola bucata e mobile. Inizialmente le immagini venivano catturate su lastra sensibile, impressionando il
suo rivestimento chimico. I sali d’argento vennero
usati per perfezionare il processo e la sensibilità, fino a quando non venne
creata la pellicola morbida, arrotolabile. Per proiettare le immagini su
schermo serviva una sorgente luminosa e una lente, per ingrandirle. Per
produrre il movimento delle immagini, occorreva ottenere una successione sufficientemente
rapida di immagini distinte ma poco differenti: a
causa della lentezza della persistenza delle immagini sulla retina, circa 1/10
di secondo, non possiamo differenziare due eventi che sono distanziati nel
tempo da un intervallo minore di 1/10 di secondo. Con le pellicole di
celluloide si possono cominciare a creare i primi film e le invenzioni si
succedono, fino a quando i fratelli Lumière
inventano la pellicola perforata e il suo trattamento. La pellicola
perforata avanza di uno scatto sotto la spinta di un
pedale. Nel cinematografo, poiché un’immagine persiste ancora
quando giunge sulla retina la successiva, ogni immagine sembra saldarsi alla
precedente e alla seguente e l’osservatore acquista l’illusione di vedere riprodotto il movimento del corpo.
Il loro cinematografo è la prima camera fabbricata industrialmente, che
permette senza modificazione di proiettare i film e gioca di volta in volta il
ruolo di camera o di proiettore. Il 28 dicembre 1895, a Parigi, avviene la
prima dimostrazione. La sonorizzazione del cinema
avviene nel 1927, con il primo film sonoro.
Il primo film di cui vorrei
parlare è The Hours. It’s a movie created on the book by Michael Cunningham. It narrates the
story of 3 women, who live in 3 different periods and are linked to each other
by the novel Mrs. Dalloway. One of the pivotal characters is Virginia Woolf,
played by the academy award winner Nicole Kidman. Virginia Woolf is one of the most important English writers of the
first half of the 20th century. The film describes her last years of
life, especially the period of the
creation of Mrs Dalloway and the moment when
Virginia decided to kill herself. She was a very strange and interesting
person, who experienced mental and phisical depression and breakdowns, probably
caused by a sexual abuse , undergone when she was a child. The film begins with
her suicide and with her voice repeating the word of the letter she left to her
husband before dying.(film) I think this is one of the most beatiful love
letters I have ever read because it expresses the great respect and affection
of Virginia for her husband Leonard but it also explains with direct words her
inability to bear another period of depression. Her suicide was probably caused
by the horrors of the first and second world war, which were destroying her
world. She was very similar to Clarissa Dalloway: she loved London and parties,
she loved life but as we can hear at a certain point of the film “if she had to
choose between Richmond (the place in which she was searching for quietness and
peace ) and death, she would choose death”.
She drowned herself because she considered death by water the only
possible solution for life’s problems.Nicole Kidman spent great time trying to
acquire the attitude of Virginia. She began to smoke, she learnt to write with
her right hand, and to move in a particular way. She read everything possible
about Virginia and she even wore a different nose, in order to make the
transformation perfect.In my opinion she gave a fantastic performance, she
appears totally absorbed by her character.
She really seems to think “I am Virginia
Woolf”. The other actresses represent a MODERN MRS.DALLOWAY (MERYL STREEP) and an unsatisfied young woman (JULIANNE
MOORE) who acquires the force to leave her husband and children thanks to the
novel she’s reading : Mrs Dalloway. In the scene of the station, when Virginia
is joined by Leonard who scolds her because of her escape from home, we can see
the most intense and emotional dialogue of
this year between a man and a woman who love eachother but are obstructed
by the mental state and the needs of Virginia.Clarissa Dalloway is a middle aged woman who finds it
difficult to mediate between her sense of dissatisfaction towards her life and
her class consciousness. She needs to gain the admiration of other people in
order to become a perfect human being and to forget about her failures. She
hopes that creating happiness for someone else will in turn create more meaning
in her own life. During the film we follow her day trough New York , recognising some actions taken
from the novel of Virginia Woolf . Clarissa buys the flowers for her party like
the character in the book, and she is called Mrs. Dalloway by her friend
Richard because she’s so similar to her. We follow her reactions to the events. Virginia Woolf
considered human beings like shadows, who love shadows and whose destiny is to
vanish as shadows. We live thanks to fragments. At a certain point of the film
Clarissa says : “ This is what people do : they stay alive for each other”.
Virginia Woolf knew that people had not a rigid profile, they are changing and
changeable, since they are deeply affected by time and experience.(leggi
brano)-(film2)
La seconda vita da Cinema è
quella di Picasso. Surviving Picasso interpretato da Antony Hopkins e Natascha McElhone ha come fonte Picasso : Creator and Destroyer di Arianna Huttington,
ma anche Vivre avec Picasso
di Francoise Gilot. La
storia narra gli anni della vita di Picasso, durante
i quali il rapporto tra il genio del 20° secolo e la studentessa Francoise Gilot si viene
lentamente creando e lentamente logorando. La vita di Pablo
Picasso fu caratterizzata da moltissimi incontri e
moltissimi legami sentimentali.Da Malaga, sua città
natale, si sposta a Barcellona per andare all’Accademia di Belle Arti e infine
a Parigi. Nonostante il suo matrimonio, Picasso ama moltissimo frequentare donne diverse e cambiare
spesso compagna. Nel 1943 incontra Francoise e la ragazza cede al fascino del pittore già sessantenne. Convivono
per diversi anni e la Gilot da alla
luce 2 figli: Paloma e Claude. Picasso non aveva
un carattere facile e il film sottolinea, in modo
particolare, il suo maschilismo e la quasi totale insensibilità nei confronti
delle donne che frequentava, fino quasi a ridurle ad oggetti .Quello che emerge
in molte scene è la difficoltà e l’ansia che Gilot
prova nei confronti dell’uomo che ama. Probabilmente il titolo si riferisce a
lei, protagonista di un film che di donne è colmo. Più che Picasso
artista è Picasso uomo che viene
analizzato. Egoista, egocentrico, avaro, spesso iracondo, despota, meschino,
crudele, trattava le donne come schiave (e due finiscono suicide) e gli amici
come servi.La voce narrante
è quella di Francoise, unica donna di Picasso che gli tenne testa, non si fece
calpestare, lo abbandonò, essendo consapevole che l’unico modo di sopravvivere
era lasciarlo. Non smise mai però di amarlo. Una delle cose che più colpiscono
in questo film è la somiglianza impressionante fra Picasso
e Antony Hopkins, non solo fisisca ma amche comportamentale.
L’attore Gallese viene
definito intelligente, determinato e lunatico e si è sposato 4 volte. Dopo il
film su Nixon Antony Hopkins torna a confrontarsi con un ruolo biografico
difficile. Considera Picasso come: “ un genio
egoista, ma anche uno spirito immenso che ha seguito le proprie regole e non
quelle idiote dei piccoli – borghesi che sono arrivati a considerarlo persino
un mostro”. Picasso aveva rispetto per ogni persona
di qualsiasi condizione sociale, ma anche una grande incapacità di accettare le
debolezze degli altri. Hopkins dice di avere la
stessa incapacità di Picasso di perdonare. E’ stato
difficile muoversi come un genio. Hopkins cattura “i
gesti attraverso la mimica.” Ha finto di essere Picasso: ha imitato la sua forza, il suo amore per la
vita, le sue visioni, dicendosi “Buonanotte signor Picasso”
e “Buongiorno signor Picasso”. (film)
Sibilla Aleramo è sicuramente una donna difficile da reperire sui libri di testo e anche il materiale che sono
riuscita a trovare su internet si limita ad una corta biografia . Nonostante
abbia trovato estremamente interessante il personaggio
di Sibilla, la sua vita e anche il suo modo di scrivere, purtroppo il film Un viaggio chiamato amore ,che descrive
il suo rapporto con Dino Campana è quello che mi ha deluso di più. Come Picasso Sibilla ha avuto una vita intensa
, piena di relazioni sentimentali mai andate a buon fine. Rina Faccio
(vero nome di Sibilla Aleramo) nasce nel 1876 ad Alessandria e muore nel 1960 a
Roma. La sua ideologia profondamente influenzata dal
fallimento matrimoniale dei genitori, dal tentato suicidio della madre, dalla
seduzione da parte di un impiegato del padre quando è poco più che adolescente
e da un matrimonio riparatore, sarà caratterizzata da un femminismo crescente,
testimoniato dai suoi interventi su Vita Moderna e altre riviste. Dopo un intenso
rapporto con Cena, la sua vita si trasforma dannunzianamente.
in un’opera d’arte. Si avvicina all’ambiente
futurista. Viaggia a Parigi e durante la Grande Guerra incontra Campana con cui
ha una relazione turbolenta. Aderisce al manifesto antifascista promosso da
Croce e nel dopoguerra si iscrive al PCI. Si dedica a un impegno sociale sempre più intenso. La frase
testamentaria scritta da lei nel suo
diario è “ Ho fatto della mia vita, come amante indomita, il capolavoro che non
ho così avuto modo di creare in poesia”. Tutti i rapporti con uomini importanti come
Campana, Quasimodo, Boccioni e con quelli meno noti,
sono provocati da un immenso bisogno di amore causato
dalla mancanza del figlio (lasciato all’età di 7anni e che vedrà pochissime
volte) che si scontra con la “sterilità del maschio” come scrive citando la Woolf. All’interno dell’ambiente letterario viene considerata come “una divoratrice di sesso”. Quando
supera questo bisogno inappagato d’amore si iscrive al
PCI suscitando scalpore. Viaggia
moltissimo e intrattiene amicizie con Togliatti,
Pavese, Calvino, Visconti, Moravia, Ungaretti, Saba, Joice. Fu un importante
punto di riferimento per molti giovani e soprattutto per le FEMMINISTE formatesi sui libri della Wolf
di Simone de Beauvoir
e di Victoria Sackville-West. Il suo più grande dispiacere era “essere condannata a sparire senza che
niuno possa veramente tramandare la mia
essenza, nonostante tutte le poesie che ho scritto e detto, nonostante tutto
l’amore illimitato che ho nutrito per i singoli e per l’umanità”. Il film
descrive la relazione tormentata tra Sibilla e Dino Campana, attraverso l’uso
del carteggio tra i due fra il 1916 e il 1918. La condizione mentale di Campana rende la situazione molto
difficile da sostenere. Nel film si nota bene l’immediata passione che nasce
fra i due scrittori. L’attrice che interpreta l’Aleramo è Laura Morante,
attrice dal repertorio impegnato e con alle spalle
film con Bertolucci ,
Monicelli e Moretti. Michele Placido ha voluto
dare maggior rilievo alla passione,
rispetto alla poesia e questo, secondo me, influisce enormemente sulla pellicola,
poiché, mentre Laura Morante riesce ad interpretare il suo ruolo con capacità
espressiva notevole, Stefano Accorsi risulta quasi
irritante, non riuscendo ad esprimere appieno il carattere visionario e
tumultuoso del poeta “maledetto” italiano Il film risulta lento e in alcuni
momenti piuttosto noioso. La coppia Morante Accorsi
non riesce a convincere e non esprime tutta la passione che invece il brano che
vado a leggere illustra in modo inequivocabile.
A Beautiful Mind si basa sulla
biografia di John Forbes Nash scitta da Sylvia Nasar “IL GENIO DEI NUMERI”.Nash, ancora vivente, è nato nel 1928 e ha vissuto una situazione
familiare felice e amorevole. Era un bambino particolare, che preferiva giocare
in disparte. Non è apparso subito come un genio, ma piuttosto come un bambino
emarginato. Invece di colorare, studiava libri di scienza. Dai 14 anni ha
incominciato ad interessarsi alla matematica. Gli piaceva torturare gli animali
e una volta ha legato sua sorella a una sedia collegata alla corrente elettrica. E’ entrato
alla Carnegie Institute of technology e subito è stato
riconosciuto il suo talento. Ha mostrato tendenze omosessuali, che nel
film, interpretato da Russell Crowe,
non vengono inserite, forse per non “turbare” il
pubblico. Durante gli studi per il suo dottorato ha stabilito
i principi matematici della TEORIA DEI GIOCHI. Dopo aver ottenuto il
dottorato con una tesi intitolata “ Non Cooperative games,
è passato all’insegnamento, ma il suo
tipo di insegnamento era inusuale e non ortodosso.
Problemi mentali come schizofrenia e paranoia, hanno cominciato a manifestarsi
molto presto, ostacolando il suo lavoro
e la sua vita privata. Ha avuto un figlio da una prima relazione,( anche questo aspetto è stato completamente ignorato dal film) mentre dal 1955 ha
cominciato una relazione stabile con una sua studentessa, Alicia Larde, rappresentata nel grande schermo da Jennifer Connelly. Si sono sposati nel 1957. La condizione mentale
di Nash è peggiorata progressivamente: abbandonò i
corsi sulla teoria dei giochi e sostenne di aver trovato dei messaggi in codice
fra gli articoli del Times. Si trasformò in una
figura che spaventava la stessa Alice. Fù rinchiuso in un ospedale Psichiatrico per essere curato,
attraverso terapia con insulina. Alla fine Alice divorziò da Nash, che divenne sempre più solitario e isolato, sentiva
voci , leggeva messaggi comunisti crittografati. Il
suo lavoro matematico ha continuato nonostante tutto ad avere grande successo.
Nel 1994 ha ricevuto il PREMIO
NOBEL in scienze economiche per il suo lavoro sulla TEORIA DEI GIOCHI. La
trasposizione cinematografica della sua vita risulta
basata sul solito standard del colossal cinematografico, caratterizzato da
buoni sentimenti e buone intenzioni. Vengono
omesse numerose informazioni, come
l’omosessualità e il figlio della prima compagna, Russell Crowe passa da IL
GLADIATORE a BEAUTIFUL MIND in modo quasi camaleontico, con grandi capacità
recitative. La sua interpretazione e quella di Jennifer
Connelly sono degne di essere sottolineate
ed elogiate. Si da ampio spazio ai problemi mentali di
Nash, mentre poco spazio viene lasciato alle TEORIE
MATEMATICHE, probabilmente per catturare il pubblico con un film soprattutto
emotivo. Russell Crowe ha
cercato informazioni sulla malattia di Nash, per
potersi calare nel personaggio, e ha ascoltato i colleghi del matematico. Lo
stesso Nash si presentava spesso sul set rispondendo alle domande dopo aver riflettuto
a lungo. Jennifer Connelly interpreta
una donna che non si lascia intimidire dal personaggio di John, non ha paura di lui quando lo conosce. Cerca di
cambiarlo e sembra riuscirci in parte. La scena che ho scelto è quella che
porta Nash ad elaborare la sua TEORIA DEI GIOCHI, e
mostra bene come la sua mente collegasse qualsiasi esperienza quotidiana al suo
lavoro e alla sua indole matematica.(film)
La scelta di un personaggio come Adolf Hitler può forse
sconcertare. In realtà ho scelto di inserirlo in MOVIE LIVES perché si tratta
di una delle personalità più importanti dello scorso
secolo e perché è stato l’oggetto di una delle satire più belle della storia
del Cinema: IL GRANDE DITTATORE. Hitler nacque nel 1889 ( lo stesso anno in cui nacque Chaplin). L’infanzia la passò spostandosi, insieme ai
genitori, in diverse città, poi i suoi genitori morirono lasciandolo solo
quando era ancora un ragazzo. Si arruolò
e combattè in prima linea per 4 anni nella prima
guerra mondiale. Entrò nelle file del German Workers Party, diventandone il leader e trasformandolo poi
nel Partito Nazista. Nel
1920, furono decretati i 25 punti del programma del partito, che
prevedeva l’eliminazione degli Ebrei. Come leader dei nazisti cercò di
conquistare il potere con la forza. Fù condannato
alla prigione e cominciò a scrivere il Mein Kampf, che divenne la 2° Bibbia della
Germania nazista. Nel 1933 Hitler sale al potere come cancelliere, le misure attuate
per eliminare gli ebrei furono svariate: esclusione graduale della maggior
parte delle attività professionali , c’erano regole che riguardavano i luoghi frequentabili e
quelli proibiti, sanzioni economiche; gli ebrei erano attaccati. molestati e perseguitati; venivano rinchiusi nei campi di
concentramento, picchiati o uccisi: La seconda guerra mondiale cominciò nel
1939, con l’attacco alla Polonia e fu nel 1941 che Hitler
ordinò lo sterminio degli ebrei. che i nazisti chiamavano End losung
( “la soluzione finale”). Nei campi di concentramento gli ebrei venivano uccisi nelle camere a gas e cremati nei forni
crematori; l’uccisione degli ebrei continuò fino agli ultimi giorni di
combattimento, fino al 1945 quando la Germania venne sconfitta e quando Hitler si suicidò. Il film scritto, diretto ed interpretato
da Charlie Chaplin nel
1940, non ebbe vita facile. Sin dalle prime fasi delle riprese, la pellicola
creò scalpore, anche fra gli stessi americani, che la videro come un progetto
filo-comunista, In Germania la visione de “ IL GRANDE DITTATORE” fu permessa
solo dopo il 50, si tratta del primo film parlato di Chaplin, che, grazie alle sue grandiose capacità
espressive, non può far altro che essere favorito dall’uso della parola.
Entrambi i personaggi portarono i baffi e Chaplin
sosteneva che Hitler glieli aveva copiati.
Erano entrambi personalità asociali, incapaci di integrarsi, vissero in un
orfanotrofio e coltivarono ambizioni artistiche. Nel film si nota subito la straordinaria
somiglianza fra attore e personaggio reale. La storia si basa su uno scambio di
persona: un barbiere ebreo, dopo aver subito diverse persecuzioni, essere stato
incarcerato ed essere scappato, viene scambiato per il
Dittatore di Tomaia (Germania) Hynkel (Hitler). Nel film vengono
sottolineate le persecuzioni nei confronti degli ebrei. Anche Benito Mussolini trova spazio in questa satira pungente e viene chiamato con il nome di Napoloni
(Tack Oakie). Alle scene di
muto in bianco e nero, basate sulla gestualità, si alternano quelle parlate. In
particolare vorrei concludere
il mio intervento con la scena che io ho trovato più significativa: il discorso
finale fatto da Chaplin, nei panni del barbiere già
scambiato per Hynkel.
Si tratta di un monologo di grande attualità ed, essendo pronunciato da “Hitler”, la sua eccezionalità diventa ancora maggiore.(film)