STORIA e PENSIERO
La Repubblica di Weimar
(1918-1933)
La
rivoluzione tedesca e la nascita della Repubblica
Quando nel 1918 finisce la guerra, in Germania scoppia
la rivoluzione. E' una nazione esausta, prostrata dalla guerra. Le perdite
umane sono state ingentissime: un milione e
ottocentomila morti. Vi sono inoltre più di quattro milioni di feriti. E poi:
distruzioni, ingegni sprecati, menti devastate, disperazione...
La rivolta è spontanea, senza nessuna guida ideologica o organizzativa,
alimentata dalla fame, dalla delusione della guerra perduta, dalla volontà
diffusa di cacciare i responsabili. Alcuni dei rivoluzionari vogliono la
democrazia parlamentare, altri un sistema politico
come quello russo, tutti vogliono la Repubblica e le dimissioni del Kaiser. C'è
molto idealismo ed entusiasmo, ma non c'è nessuno
capace di guidare i tanti focolai rivoluzionari che nascono un po' dappertutto.
Il 30 settembre il cancelliere Hertling rassegna le
sue dimissioni e la carica viene assunta il 3 ottobre
dal principe Max von Baden,
un monarchico liberale favorevole alle riforme interne e all'intesa
internazionale. L'8 novembre il cancelliere Max von Baden chiede con fermezza
all'imperatore di abdicare. Gli operai di Berlino scendono nelle strade e anche
il generale Hindenturg e il successore di Ludendorff, il generale Groener,
si uniscono alla richiesta avanzata dal cancelliere. Poiché
Guglielmo II tergiversa, il Cancelliere nomina suo successore il leader
socialdemocratico Friedrich Ebert
e annuncia l'abdicazione.In questo clima ormai assai
prossimo alla rivoluzione totale, il 9 novembre 1918 i leader socialdemocratici
Friedrich Ebert e Philipp Scheidemann, da un balcone
del Reichstag, proclamano la repubblica. Ebert diventa così il capo del primo governo repubblicano
provvisorio di sei membri, tre socialdemocratici e tre indipendenti, che resisterà meno di due mesi. La nascita della Repubblica è
salutata dalle potenze vincitrici come l'inizio di una nuova epoca per i
tedeschi. Alcuni ritengono prematura la proclamazione della repubblica; secondo
Scheidemann però essa giunge appena in tempo per prevenire gli spartachisti
che sono pronti a proclamare una repubblica sovietica. La notte stessa il
kaiser Guglielmo II fugge in Olanda.Il governo
provvisorio si scioglie il 27 dicembre con le dimissioni degli indipendenti.
Nel frattempo in tutto il paese si sono
costituiti dei consigli di operai e soldati (soviet), sul modello sovietico, e
gli scioperi si susseguono. La Socialdemocrazia non sa bene se sostenere la
rivoluzione o no. Da una parte sostiene alcune delle
richieste dei rivoluzionari, dall'altra parte ne era
anche piuttosto spaventata. Dopo tanti anni di opposizione
è arrivato finalmente il momento di poter governare e all'improvviso si vedono
superati a sinistra da una grande massa di rivoluzionari costituita in parte
anche da propri sostenitori e militanti. Per la media e l'alta borghesia e per
le forze militariste e monarchiche la rivoluzione è invece un
vero e proprio choc. Nasce così una strana alleanza tra la
socialdemocrazia e le forze militariste della destra più
estrema. Nessuna delle due forze ha da sola la forza di placare l'ondata
rivoluzionaria. Insieme ci riescono facilmente. La Germania,
anche quella socialista, ha paura della rivoluzione, così la nascita del
partito degli spartachisti (i comunisti), il 1°
gennaio del '19, è vista con molta preoccupazione. Lo guidano Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, che mirano ad una spontanea sollevazione della
classe operaia. Una sollevazione che non ci sarà, nonostante
scioperi e manifestazioni. L'alleanza tra socialdemocratici ed estrema
destra è spietata. In un paio di settimane l'esercito entra in azione e il 15
gennaio Luxemburg e Liebknecht
vengono uccisi da un gruppo paramilitare. Altri
scioperi e timidi tentativi insurrezionali a Brema sono stroncati nei mesi
successivi. Stessa cosa avviene in Baviera: il 28
febbraio viene assassinato a Monaco il governatore del
lander, un noto esponente socialista indipendente, Kurt Eisners. In marzo il
socialdemocratico Noske, incaricato del mantenimento
dell'ordine, accetta l'aiuto piuttosto equivoco dei fanatici Freikorps, organizzazioni paramilitari di frettolosa
costituzione composti di ex-ufficiali, disoccupati e
giovani avventurieri smaniosi di uccidere. L'assassinio di Eisner innesca una serie di violenze in Baviera, seguite
poi da uno sciopero generale e dalla proclamazione di una repubblica sovietica
che viene a sua volta rovesciata alla fine di aprile e all'inizio di maggio con
selvaggia brutalità dalle truppe governative. Una delle vittime è lo scrittore Gustav Landauer, comunista di
nobile idealismo, picchiato a morte in prigione dai soldati.La
rivoluzione "fallita" e la frattura insanabile fra socialdemocratici
e comunisti, saranno tra le cause che favoriranno indirettamente l'ascesa del
nazismo.
La Costituzione di Weimar
Il 19 gennaio 1919 si tiene una consultazione nazionale per
l'elezione dei deputati all'Assemblea costituente che deve redigere la
Costituzione e, nonostante il boicottaggio dei comunisti, più di trenta milioni
di tedeschi vanno alle urne. Il partito socialdemocratico esce vincitore dalla
consultazione e la neo-eletta Assemblea costituente esprime
una maggioranza di fautori della democrazia borghese. L'assemblea è inaugurata solennemente il 9 febbraio 1919 e due
giorni più tardi elegge presidente Ebert che, a sua
volta incarica il socialdemocratico Philipp Scheidemann di formare un governo. Il primo gabinetto è
costituito con membri dei tre partiti maggioritari, socialdemocratici,
cattolici di centro e democratici: la coalizione di Weimar. A Versailles, nel frattempo, una
delegazione tedesca, che vi è stata invitata con disprezzo a ricevere le
condizioni di pace, cerca di migliorare almeno lievemente quanto non può
modificare in sostanza. Le notizie dalla Francia
fomentano nuove tensioni in Germania. Il 20 giugno il governo Scheidemann rassegna le dimissioni. Gli succede il giorno
seguente un gabinetto presieduto da un altro socialdemocratico, Gustav Bauer, che cercò di far
stralciare dal trattato perlomeno alcuni articoli. Gli alleati però sono
inflessibili: gli sconfitti devono firmare senza riserve. Posto di fronte a un ultimatum, il governo tedesco cede e il 28 giugno una
nuova delegazione capeggiata dal ministro degli esteri socialdemocratico Hermann Muller firma il trattato.
Il trattato di Versailles
impone pesanti gravami economici, politici e psicologici alla Germania
sconfitta. L'Alsazia-Lorena è restituita alla Francia, la Prussia orientale
viene separata dal cuore della Germania con la cessione alla Polonia della Prussia occidentale, della Slesia superiore e della Posuania. Danzica diventa una
città libera, il Belgio acquista alcuni piccoli distretti, la
Germania è privata di tutte le sue colonie, si proibisce la fusione con
l'Austria, si impone l'occupazione militare della sponda sinistra del Reno. Da
subito, gli alleati prendono possesso del bacino della Saar.
L’esercito tedesco viene ridotto a 100.000 effettivi,
la marina a 16.000, l’aeronautica vietata. Ma le condizioni più inaccettabili e
che contribuiscono di più a infiammare gli animi sono
quelle contenute negli articoli che privano i tedeschi di quella cosa
intangibile che è "l'onore". Il trattato prevede la consegna da parte
della Germania dei "criminali di guerra",
incluso il deposto imperatore, perché siano processati per "atrocità"
e nell'articolo 231 insiste perché "la Germania e i suoi alleati"
accettino "la responsabilità" di aver provocato tutte le perdite e i
danni "cui le potenze alleate erano state esposte dalla loro
aggressione". La clausola non fa uso esplicitamente del termine
"colpa", ma viene subito bollata come la
"clausola di colpa", e se praticamente tutti i tedeschi sperano in
una sua abrogazione, qualcuno ripone la sua speranza nella vendetta. Infine le
riparazioni in denaro che, dopo complicati conteggi, vengono
fissate nel 1921 nell’enorme cifra di 269 miliardi di marchi-oro pagabili in quarant’anni, scontati poi in 132 miliardi per trent’anni.La Costituzione viene approvata dopo sei mesi di lavori, il 31 luglio del
1919, e diviene legge l'11 agosto. Prevede una repubblica federale (il territorio
viene suddiviso in 17 Lander
= regioni); un Reichstag
eletto a suffragio universale, a partire dai vent'anni
di età, con il sistema proporzionale, cui spetta il potere legislativo; la
possibilità di promuovere referendum e leggi di iniziativa popolare; un
presidente del Reich eletto direttamente ogni 7 anni,
cui spetta il potere esecutivo, la nomina del cancelliere, la guida
dell'esercito. All’epoca viene considerata un gioiello
di liberalità, basata com’è su di un delicato mélange di parlamentarismo e presidenzialismo. Molti diritti ed istituzioni, che oggi
sono normali in tutti i paesi democratici, nascono proprio in quei giorni. Per
la prima volta, anche le donne hanno il diritto di voto e i sindacati ottengono
competenze importanti che possono migliorare la situazione dei lavoratori.
Insomma, sono gettate le basi per far crescere una nazione democratica. La Germania adotta perfino una nuova bandiera, quella nera,
rossa e oro del 1848. Ma l'articolo 48 della
Costituzione avrebbe purtroppo assunto una grave importanza storica: esso
prevede che, ove la sicurezza dello Stato sia posta in pericolo, il presidente
abbia facoltà di prendere provvedimenti d'emergenza con valore di legge.Il clima
sociale resta teso. Mentre la nobiltà accoglie con disappunto la nascita
della repubblica, l'esercito inizia a far politica ed a fornire la manovalanza
per le formazioni di estrema destra. Nel marzo del '20
si assiste anche ad un tentativo di colpo di stato, promosso da squadre armate,
i "Freikorps", reclutate fra i soldati e
gli ufficiali smobilitati dopo la disfatta. In seguito al putsch di Kapp, il cancelliere Bauer lascia
il posto al compagno di partito Müller, e il nuovo
cancelliere mantiene l'unità della coalizione fino a
giugno. Il 6 giugno 1920 si tengono le elezioni per il Reichstag e per i repubblicani si tratta di un
disastro. Il partito tedesco-nazionale e il tedesco-popolare di Stresemann emergono con forza, guadagnando milioni di voti
e dozzine di seggi; il partito democratico scende a quasi un terzo della sua
forza elettorale, il partito socialdemocratico raccoglie soltanto cinque milioni
e mezzo di voti, mentre i socialisti indipendenti mostrano di aver acquistato
una nuova grande forza. La coalizione di Weimar con undici milioni di voti e 225 deputati perde il
controllo del Reichstag; gli altri partiti, infatti,
nel complesso raccolgono 14 milioni e mezzo di voti e i 251 seggi.Intanto gli assassini politici sono all'ordine del giorno.
Nell'agosto del '21 viene ucciso il ministro delle
finanze Matthias Erzberger,
che aveva firmato l'armistizio di Versailles; nel giugno del '22 viene assassinato
Walther Rathenau, ministro degli esteri, proprietario
dell'industria Aeg, uomo di profonda cultura, che
stava lavorando per l'applicazione di quegli accordi. Nel '23 Hitler e i suoi tentano un putsch a Monaco. Tra il 1919 e
il 1922 vengono commessi 376 omicidi politici, quasi
tutti da parte dell'estrema destra. Intanto la situazione economica è grave.
La crisi del 1923
L''economia tedesca, disastrata dalla guerra, fa fatica a riprendersi nel clima
di totale insicurezza politica e sotto le pesanti condizioni che il trattato di
Versailles ha imposto alla Germania. Molti tedeschi si
sentono umiliati da questa situazione. Nel gennaio del '23 la
Francia e il Belgio occupano il bacino della Ruhr.
Per la propaganda di destra è la cosa migliore che poteva capitare, e i partiti
di destra, quello di Hitler in modo particolare, lo sfruttano per molti anni come uno dei più efficaci argomenti
di propaganda, contro tutti quelli che vogliono invece stabilire buoni rapporti
con gli ex-nemici.I prezzi galoppano. Già dalla
guerra si sentivano gli effetti di una inflazione
abbastanza consistente e preoccupante. Per pagare gli enormi costi della
guerra, il governo tedesco comincia a fare ciò che fanno tutti i governi,
quando non sanno più come affrontare una montagna di spese incontrollabili:
stampava più banconote, con le conseguenze facilmente prevedibili. Questa
inflazione, a partire dal 1922, comincia rapidamente ad aggravarsi. Il denaro
perde di valore a vista d'occhio. Prima si paga pane, latte e
patate con alcune migliaia di marchi, poi si passa ai milioni, per
infine arrivare a miliardi e addirittura a migliaia di miliardi di marchi.
L'inflazione del 1923
|
1 dollaro costava nel
1923 |
1 kg di pane costava
nel 1923 |
gennaio |
35.000 |
250 |
luglio |
350.000 |
3.465 |
agosto |
4,6 milioni |
169.000 |
settembre |
98 milioni |
1,5 milioni |
ottobre |
25 miliardi |
1,7 miliardi |
novembre |
2.190 miliardi |
210 miliardi |
dicembre |
4.210 miliardi |
399 miliardi |
Gli operai vengono pagati ogni giorno,
dal ufficio paga corrono subito verso il mercato per spendere tutto e subito,
perché un'ora più tardi i prezzi potevano essere già raddoppiati e il giorno
dopo le stesse banconote non valevano più nulla. 200 fabbriche di carta
stampano, giorno e notte, nuove banconote, francobolli e altri valori con sopra
delle cifre sempre più astronomiche.Alla fine del
1923, la giovane Repubblica di Weimar ha appena 4
anni. In questi 4 anni ha visto 2 tentativi di colpo di stato, centinaia di omicidi politici, un'inflazione senza precedenti nella
storia e un conseguente esaurimento dell'economia. Il paese è profondamente
lacerato e le forme di lotta politica a destra e a sinistra si stanno
deteriorando. Per molti le conquiste della democrazia non contano più nulla,
anche perché economicamente si sta peggio che prima della guerra.
La svolta di Stresemann
Nel 1923, con la nomina a cancelliere di Gustav
Stresemann, leader del Partito Popolare, le cose
cambiano profondamente. Stresemann prova, e con
successo, a far cessare gli scioperi e a riannodare il confronto con gli
alleati vincitori, in particolare con la Francia. Dopo
la breve esperienza come cancelliere, Stresemann è
nominato ministro degli esteri e in questo ruolo, con la collaborazione del
ministro degli esteri francese Aristide Briand, è responsabile del Patto di Locarno con cui Germania, il Belgio, la Francia, la Gran
Bretagna e l'Italia s'impegnano a garantire le frontiere franco-tedesca e germano-belga (1925), dell’ingresso della Germania nella
Società delle Nazioni (1926) e del trattato di non aggressione russo-germanico. Nel 1925 la conciliazione tra Francia e Germania
è sancita anche dal premio Nobel per la pace assegnato
quell’anno ai due ministri degli esteri artefici della
distensione. Nel frattempo gli Stati
Uniti varano il Piano Dawes a sostegno dell'economia
tedesca e cessa l'occupazione della Ruhr. L'economia
riprende fiato, finanzieri americani e inglesi concedono prestiti, la stabilità
della Germania pare un fatto acquisito. Nei cinque
anni successivi il Paese vive un fortissimo rilancio economico. Sono i
cosiddetti "anni d'oro" della Repubblica di Weimar.
Insieme ad una sorprendente capacità di ripresa
economica, la Germania dimostra una straordinaria vivacità in campo
culturale. Cominciano a fiorire il cinema, il teatro, la letteratura, la
pittura, la musica, i cabaret.
Berlino, che negli anni venti arriva a 4 milioni di abitanti (oggi ne ha solo 3,5), diventa così la capitale
europea della cultura, della creatività e del divertimento. Sono gli anni dei
film di Fritz Lang e di Murnau, del teatro di Brecht,
della pittura di Klee e Kandinsky.
Sono gli anni in cui si affermano scrittori come Thomas
Mann, Alfred Döblin, Herman Hesse, Erich Maria
Remarque, Elias Canetti,
filosofi come Martin Heidegger,
sociologi come Max Weber. La cultura di Weimar
diventa un mito nei salotti di Parigi o di Praga. Nasce l'espressionismo, la
"Nuova oggettività", artisti come George Groz mettono alla berlina il potere, nasce la più originale
scuola artistica del '900, la Bauhaus.
Si insegna architettura, scultura, pittura,
fotografia, design. Il suo fondatore è Gropius, un
architetto che ha una visione socialdemocratica della società e mira a
valorizzare il lavoro e la manualità degli artigiani. La scuola viene fondata nel '19 a Weimar e
nel '25 si trasferisce a Dessau. Tra i suoi
insegnanti, Klee, Kandinskij,
van der Rohe.
Si diffonde un clima allegro e spensierato, la gente vuole dimenticare la
politica e la guerra, vuole guardare verso il futuro, vuole
star bene. La Germania comincia a respirare, sembra
finalmente la svolta.Nel '25, con la morte del
presidente Friedrich Ebert,
viene eletto come suo successore il vecchio
maresciallo Paul von Hindenburg.Questi, gloria dell'esercito tedesco nel secondo
Reich, è sostenuto solo dai monarchici e della
borghesia, ma appare un personaggio credibile anche se conservatore, forse
anche per l'età, 78 anni. Socialdemocratici e comunisti si presentano invece
con due candidati diversi e vengono sconfitti, anche
se la somma dei voti dei due è maggiore dei voti al maresciallo.
Il crollo del 1929
Nel 1929, dopo 5 anni finalmente felici per i tedeschi, anche a livello
internazionale la Germania ha conquistato nuove
simpatie. Ma con il famoso "Venerdì nero" a
New York crolla la borsa e inizia una lunga e profonda crisi economica
mondiale. La Germania, il cui boom è basato in gran
parte sulla collaborazione e su soldi americani, è colpita più di ogni altra
nazione. Oltre al proletariato, anche impiegati, negozianti, artigiani, piccoli
commercianti, insomma tutta la piccola borghesia tedesca è schiacciata dalle
difficoltà economiche. E' il fallimento per banche ed aziende, ma soprattutto
la rovina per la classe media, che inizia a guardare al partito nazista come ad
un salvatore. I governi si succedono, incapaci di dare una rotta al paese. In
pochi anni, dal 1929 al 1932, il Paese precipita in una crisi che sembra
inarrestabile e che vede alla fine l'arrivo di Hitler
al potere.
L'andamento dell'economia (1928 - 1932)
|
Prodotto interno lordo |
Produzione industriale |
Disoccupati |
1928 |
100 |
100 |
1,3 milioni |
1930 |
91 |
87 |
3 milioni |
1931 |
80 |
70 |
4,5 milioni |
1932 |
76 |
58 |
6,1 milioni |
Contemporaneamente a questa crisi drammatica, si risvegliano anche
al livello politico tutti i fantasmi che avevano già dominato
i primi anni infelici della Repubblica. Nel parlamento ci sono 13 partiti anche
piccolissimi che si aggrappano al potere e che non capiscono che le accanite
lotte tra di loro favoriscono solo uno: Hitler. La Repubblica di Weimar
ha visto 20 governi in 14 anni, 5 elezioni politiche negli ultimi 6 anni, un
mare sempre crescente di disoccupati, una violenza politica sulle strade
soprattutto tra comunisti e nazisti con morti e feriti quasi
ogni fine settimana. Tutto questo fa svanire definitivamente ogni
fiducia nella democrazia che entra in un'agonia irreversibile. E le elezioni del '30 sono il primo grande successo per Hitler e il
suo partito. La repubblica comincia a sgretolarsi, fino al 30 gennaio '33,
quando Hitler diventa cancelliere.
Le origini del Nazismo
La
sconfitta della grande guerra fu pagata a caro prezzo
dalla Germania, messa in ginocchio e ridicolizzata dai vincitori con il
trattato di Versailles. Nonostante la proclamazione
della Repubblica di Weimar, il Paese era disastrato
dalla fame, dalla disoccupazione, con l’inflazione che raggiunse livelli
talmente spaventosi da ridurre il marco a mera carta straccia. I tumulti di piazza,
i disordini erano all’ordine del giorno e il governo appariva troppo debole per poter arginare la protesta e le insurrezioni che
rendevano sempre più concreto, lo spettro di una rivoluzione filo-bolscevica. In
questo quadro angosciante e caotico, si ritrovò a convivere un reduce di guerra
di origine austriache, Adolf
Hitler, sconvolto da una sconfitta attribuibile, nei
suoi pensieri, al tradimento degli ebrei e dei comunisti, da lui considerati i
veri nemici del popolo tedesco. Nel luglio 1919 il giovane Hitler
entrò in contatto con il partito dei lavoratori tedeschi, un piccolo gruppo
nazionalista di estrema destra guidato da Anton Drexler, che traeva le
proprie origini da circoli e sette esoteriche come la Thule
e dall’influenza di tetri e enigmatici personaggi come Dietrich
Eckart, Karl Haushofer, Helena Petrovna Blavatsky, Jorg Lanz Von
Liebenfels, tutti fattori che hanno contribuito a
creare un macabro alone di mistero e di occulto, circa presunti lati oscuri del
nazional-socialismo e circa il suo legame con il mondo del paranormale.Dopo aver scritto nel settimanale del partito, il Völkischer Beobachter di Monaco e
dopo aver esposto, il 24 febbraio 1920, in una birreria di Monaco (la "Hofbräuhaus"), in venticinque punti, il suo programma,
fondato su teorie razziali, il 10 luglio 1921, Adolf Hitler fu nominato capo del movimento che era stato
ribattezzato "partito nazional-socialista dei lavoratori tedeschi";
l’emblema della formazione divenne la svastica, un’ antica
immagine della tradizione indoeuropea simboleggiante la fortuna, nota nella
religione nordica per essere legata al Sole e rappresentante Thor, il Dio del Fulmine; nelle teorie occulte della Blavatsky, la svastica era il simbolo esoterico più
importante, da lei indicato come l’emblema della razza ariana.Il partito fu anche organizzato militarmente, attraverso
la nascita delle SA (squadre d’assalto), i gruppi paramilitari nazisti, diretti
dal comandante Ernst Rohm,
che vennero impiegati da Hitler
e dai suoi seguaci, nel cosiddetto putsch di Monaco, il fallito colpo di stato
del novembre 1923, che provocò l’arresto del futuro fuhrer e la sua condanna a
cinque anni di reclusione nel carcere di Landsberg;
nella realtà la prigionia durò meno di un anno e fu proprio durante la sua
detenzione che Hitler dettò al fedele amico Hess, camerata della prima ora, il "Mein Kampf", la bibbia della
dottrina nazional-socialista ove furono esposti i principi cardine di
un’ideologia fondata sulla necessità di garantire alla razza ariana la giusta
espansione verso i territori orientali ed il dominio sui popoli inferiori tra
cui, in primis, quello ebraico, considerato la causa di tutti i mali e, come
tale, da eliminare; nel "Mein Kampf, la storia è vista nell’ottica di una guerra, nella
quale le razze superiori sottomettono quelle inferiori, attraverso la
necessaria costituzione di uno stato fortemente autoritario, volto a creare le
basi per la creazione di una società razziale. Uscito dal carcere, in seguito
ad amnistia, Hitler riorganizzò il partito che, nel
giro di pochi anni sarebbe, tragicamente, passato
dall’anonimato delle elezioni del 1925, agli 800 mila voti e 12 deputati nel
1928 e ai sei milioni e mezzo con 107 deputati del 1930, grazie alla veemente
arte oratoria del suo capo, che colpiva profondamente l’animo frustrato dei
tedeschi, umiliati dalle condizioni di Versailles, con discorsi invocanti la
nascita di una grande Germania, votata alla rivincita. Nonostante i consensi
ottenuti e l’appoggio, finanziario, dei grandi industriali, il partito nazional-socialista
venne sconfitto, alle elezioni presidenziali della
primavera 1932, dal vecchio maresciallo Hindenburg
ma, ciononostante, grazie alle divisioni dello schieramento avversario, ad
abili mosse politiche e a delicati meccanismi di alleanza, Adolf
Hitler fu nominato, il 30 gennaio 1933, dallo stesso Hindenburg, cancelliere del reich;
il primo atto di una storia fatta di orrori e sofferenze era stato dunque
scritto.
La dittatura nazista
Il
paradosso del nazional-socialismo, di un’ideologia che fece della violenza e
della brutalità, gli strumenti stessi per realizzare i
propositi di una grande Germania dominatrice, è dato dal fatto che Hitler, a differenza del fascismo, conquistò il potere in
maniera legittima, senza ricorrere ad un colpo di mano, come quello tentato,
viceversa, nel 1923, con il putsch della birreria; ma la nomina a cancelliere
del futuro fuhrer del reich, fu l’ultimo atto di
legittimità e democrazia di una repubblica ormai agonizzante e che nel giro di
poco tempo si sarebbe tramutata in dittatura, feroce ed incontrastata, degli
uomini con la svastica.Il 28 febbraio del 1933,
approfittando dell’incendio del reichstag, attribuito
ai comunisti, vennero emanate le prime leggi volte ad
eliminare le libertà civili ed ogni forma di opposizione politica, mentre, dopo
lo scioglimento del parlamento e le contestuali nuove elezioni, che
attribuirono ai nazisti la maggioranza, anche grazie al terrore scatenato dalle
milizie paramilitari del partito, il 23 marzo Hitler
si faceva attribuire i pieni poteri, in parallelo a quanto aveva fatto Mussolini nel 1926; solo due giorni prima era stato
istituito il tribunale politico speciale, il Volksgerichtshof.Il
26 aprile 1933 nacque la temibile GESTAPO, la polizia segreta, la quale,
insieme alle SA, diede il via, in tutto il paese, a terrificanti azioni di
repressione; il 14 luglio, il partito nazional-socialista divenne l’unico
consentito mentre tutti i movimenti della defunta repubblica di Weimar vennero eliminati. La
dittatura fu consolidata il 2 agosto 1934, quando, alla morte di Hindenburg, Hitler si addossò la
duplice carica di presidente e primo ministro; meno di due mesi prima, il 30
giugno, nella cosiddetta "notte dei lunghi coltelli", su ordine del
fuhrer, le SS di Himmler avevano massacrato, in un
drammatico regolamento di conti, Rohm ed i vertici
delle SA, sospettati di cospirazione ai danni del
potere centrale.Da quel momento le squadre d’assalto,
i camerati della prima ora, coloro che avevano condiviso l’ascesa al potere del
nazismo, uscirono di scena insieme alle loro famigerate camicie brune, per far
posto all’ordine nero delle SS dello stesso Himmler,
che avrebbero dato vita, negli anni successivi, ai più
terrificanti e macabri massacri che la storia ricordi, divenendo, tragicamente,
il cinico e zelante braccio armato di una folle ideologia.Nel
contempo i vertici nazisti cominciarono, con regolare perseveranza, ad attuare
la loro politica antisemita, cominciata con l’azione di boicottaggio contro le
attività ebraiche e con il rogo dei libri di scrittori ebrei, al fine di
purificare la cultura tedesca; il 15 settembre 1935 vennero
emanate le leggi di Norimberga, che tolsero agli ebrei ogni diritto politico,
proibendo anche i matrimoni misti, al fine di tutelare la purezza della
popolazione di razza ariana; la stessa propaganda diretta dall’abile ed
intelligentissimo dottor Joseph Goebbels,
martellava continuamente le menti dei cittadini, con discorsi, articoli, volti
a screditare, ferocemente, il "traditore giudeo" nemico della patria
e del popolo tedesco.La vera e propria azione di
persecuzione cominciò però il 9 novembre 1938, quando,
nella "notte dei cristalli", al fine di vendicare l’uccisione,
avvenuta a Parigi, di un diplomatico tedesco, ucciso da un dissidente ebreo,
furono distrutti negozi, case, sinagoghe, profanati cimiteri, sterminate intere
famiglie.Nonostante il
nazismo avesse cominciato a gettare la maschera, il consenso di Hitler e del suo movimento, negli anni pre-bellici,
raggiunse livelli trionfali.Il fuhrer aveva infatti trasformato un paese alla fame, distrutto,
umiliato, in una nazione che stava ritrovando l’antica potenza ed i fasti
perduti; la miseria degli anni venti, la disoccupazione, il collasso economico,
erano ormai soltanto un ricordo; Hitler infiammava le
folle con discorsi esaltanti la grandezza della Germania, di una nazione
destinata a vendicare le umiliazioni subite e a riconquistare un posto di prim’ordine in Europa e nel mondo.Il
nazionalismo cancellò l’inflazione, fece ritrovare ai tedeschi il benessere
perduto: anche grazie al potenziamento dell’industria bellica, tutti
lavoravano, ogni famiglia poteva vivere serenamente, le città erano più floride
ed eleganti che mai, degne cornici per i rappresentanti della razza perfetta.Ai congressi del partito di Norimberga, alle olimpiadi di
Berlino del 1936, Hitler, di fronte a folle oceaniche
e deliranti, in un clima di esaltazione collettiva, appariva
come il condottiero invincibile di una nazione ritrovata, più possente che mai,
che cominciava a preoccupare il mondo intero per le sue smanie di grandezza e
per la sua esuberanza.Erano gli anni del nazismo
farneticante, che trovava la sua magnificazione nel
mito della purezza ariana, in filmati come "il Trionfo Della Volontà"
ed in Olimpia", della grande regista Leni Riefensthal
e nella megalomania delle geometrie dell’architetto del reich
Albert Speer.
Preludio alla guerra
In
barba agli accordi di Versailles, che privavano la Germania,
dell’aviazione, della flotta, dell’artiglieria e che riducevano l’esercito a
soli 100.000 effettivi, i vertici nazisti diedero il via ad un possente piano
di riarmo, che contribuì alla creazione di un esercito spaventosamente potente,
forte di armamenti di prim’ordine e di un’aviazione,
la Lutwaffe, all’avanguardia.L’intenzione
del fuhrer era quella di imporre la superiorità razziale ariana tramite
un’azione militare destinata a soggiogare le altre nazioni e gli altri popoli. Per
far questo fu varato un piano economico quadriennale, volto a fare, della Wehrmacht, un esercito moderno ed evoluto, pronto e
predisposto alla guerra prima che le altre nazioni potessero
essere in grado di arginare gli ambizioni piani egemonici del III reich; la responsabilità del riarmo fu affidata ad Hermann Goring, che fu in grado
di contare su risorse economiche sterminate e su una forza lavoro senza
precedenti. A poco a poco, Hitler cominciò a mettere
in pratica i suoi propositi espansionistici, a partire dal 7 marzo 1936, quando
la Renania venne rioccupata
militarmente, senza reazione da parte delle potenze occidentali e con la
solidarietà di Mussolini, che si era legato alla
Germania nazista dopo la campagna d’Etiopia, quando il governo tedesco appoggiò
l’Italia regia, contro il boicottaggio economico stabilito, nei suoi confronti,
dalla Società delle Nazioni, per l’ invasione dello stato sovrano
dell’Abissinia. L’avvicinamento tra i due regimi
sfociò in un vero e proprio trattato di alleanza tra Italia fascista e Germania
nazista, in quello che fu denominato "asse Roma-Berlino"
e che ebbe modo di operare immediatamente nella guerra civile spagnola, in
appoggio alle forze nazionaliste di Francisco Franco; l’evento fornì ad Hitler l’occasione di collaudare le sue forze armate, in
funzione di una guerra sempre più imminente; gli Stuka
tedeschi divennero dunque, tragicamente, i protagonisti ed i signori assoluti
dei cieli spagnoli, seminando il panico con devastanti bombardamenti, preceduti
dall’ agghiacciante suono della sirena che tali aerei azionavano durante la
loro picchiata, proprio al fine di terrorizzare gli inermi civili.L’esuberante
politica estera di Hitler proseguì con l’ "anschluss", l’ annessione, il 13 marzo 1938, tra il
tripudio della gente, dell’Austria, ma ciò non fu sufficiente per placare i
propositi espansionistici del III reich: con la scusa
del problema della tutela delle minoranze tedesche, venne infatti reclamata la
regione dei Sudeti, che si trovava sotto la sovranità
Cecoslovacca; ne seguì una violenta attività propagandista, che portò il mondo
sull'orlo di una guerra evitata solo grazie alla mediazione di Mussolini, promotore e sostenitore di un accordo, quello di
Monaco del 29-30 settembre 1938, nel quale, pur di evitare di ripiombare
nell’incubo, si decise di accontentare di nuovo Hitler,
che ottenne i Sudeti, impegnandosi a non avanzare
altra pretesa; ma la parola del fuhrer restò carta straccia e ben presto, le
truppe tedesche invasero ed annientarono, con la creazione del protettorato di
Boemia e Moravia, una Cecoslovacchia privata, con la perdita dei Sudeti, delle proprie fortificazioni di confine e delle
proprie difese naturali.I fragili equilibri e la
speranza di mantenere la pace furono però, definitivamente vanificati
dall’ulteriore progetto di Hitler, quello di
impossessarsi del cosiddetto "corridoio di Danzica"
che separava la Prussia orientale dal resto della
nazione e che era stato concesso alla Polonia, nel 1919, con il trattato di
Versailles, per consentirle di avere uno sbocco sul mare.Il
23 agosto 1939 il mondo fu scosso dalla notizia dalla stipula,
tra Germania e Unione Sovietica, del patto di non aggressione Molotov-Ribbentrop, chiaro preludio dell’imminente
invasione della Polonia e della sua futura spartizione tra le due grandi potenze;
il 1 settembre 1939, la Wehrmacht oltrepassò il
confine orientale scatenando il dramma del secondo conflitto mondiale, che
avrebbe dovuto portare, nei propositi del fuhrer, al trionfo del III reich ed alla nascita di una grande Germania, volta ad esaltare
la superiorità della razza eletta, secondo i dettami codificati, già 16 anni
prima, nelle pagine del "Mein Kampf".
La guerra "lampo"
Il 1°
settembre del ’39, l’invasione della Polonia da parte delle
truppe naziste, pose fine alla pace e sancì l’inizio della fine: Francia ed
Inghilterra, dopo aver tollerato gli atti di forza di Hitler
in Renania, Austria e Cecoslovacchia, decisero di
scendere in campo per arginare i folli progetti del III reich.Ciononostante
la macchina bellica tedesca si dimostrò spaventosamente possente e, sfruttando
i principi della "guerra lampo" (blitzkrieg), un’azione militare che
prevedeva il concentrico utilizzo di artiglieria,
mezzi corazzati ed aviazione, in appoggio alla fanteria, nel giro di pochi mesi
pose l’intera Europa sotto l’egemonia della svastica.Dopo
aver liquidato, in poche settimane, la Polonia e dopo
l’invasione di Danimarca e Norvegia, anche Belgio, Lussemburgo, Olanda e
soprattutto Francia, furono costrette a capitolare di fronte alla straripante
superiorità degli eserciti nazisti.Il 14 giugno 1940,
la Wehrmacht poteva sfilare, trionfalmente, a Parigi
e lo stesso giorno Hitler in persona, accompagnato
dal suo architetto personale Speer, attraversò le
strade deserte della capitale francese, estasiato dalla sue
grandiosità e dalle meraviglie che si ponevano ai suoi occhi.Nei suoi propositi, Berlino, una volta vinta la guerra,
una volta assicurato, ai figli ariani, il dominio sui popoli, avrebbe dovuto essere ricostruita ed assurgere così a degna
cornice e al rango della capitale della razza dominatrice, assumendo contorni
talmente maestosi da far impallidire la stessa Parigi.La
fine della guerra appariva solo una questione di tempo
visto che la sola Inghilterra si frapponeva tra Hitler
ed il trionfo; i vertici militari del reich
convennero che l’invasione del regno di sua maestà sarebbe stata possibile
solamente dopo aver conquistato la supremazia aerea ma, clamorosamente, la
cosiddetta "battaglia d’Inghilterra", vide soccombere una Lutwaffe in schiacciante superiorità numerica, nei
confronti di una RAF che ottenne la salvezza grazie all’impiego di un nuovo
apparecchio, il radar, in grado di segnalare ed individuare la presenza di
apparecchi nemici.A questo punto Hitler
commise un errore che si sarebbe rivelato tragicamente fatale per le sorti del
III reich: senza aver domato l’impero britannico,
decise di sferrare l’attacco al vero nemico del popolo tedesco, rappresentato
dall’Unione Sovietica di Stalin, accettando di combattere su due fronti,
convinto come era di schiantare, nel giro di breve tempo, la resistenza
dell’armata rossa e di infliggere il definitivo colpo di grazia all’odiato
movimento bolscevico.Si trattava di dare attuazione
alla teoria della conquista dello spazio vitale ad est, principio cardine del
nazional-socialismo, teorizzato dal professor Karl Haussoffer, l’oscuro professore di geo-politica, dedito a
magia ed occultismo che, insieme ad un altro losco
personaggio, Dietrich Eckart
influenzò, più di ogni altro, il pensiero del giovane Hitler.Secondo
tale teoria, con la quale il professore elettrizzava i suoi allievi, il supremo
popolo ariano avrebbe dovuto trovare la propria espansione nei territori
orientali, soppiantando le popolazioni slave, considerate etnicamente
inferiori e destinate ad essere sterminate e
soggiogate alla volontà della razza suprema.Il 22
giugno 1941, nello stesso fatidico giorno in cui, nel 1812, Napoleone muoveva
le sue armate contro la Russia zarista, la grande Germania,
al culmine della sua potenza decise, dunque, di sferrare, a sorpresa, l’attacco
all’Unione Sovietica, in quella che fu denominata "Operazione Barbarossa".La Wehrmacht
poteva contare su un apparato militare spaventosamente potente al quale si
aggiungeva l’apporto fornito dagli alleati, tra cui spiccavano le divisioni
inviate da Mussolini, che andarono a costituire lo CSIR (corpo di spedizione italiano in Russia); nonostante
i tentativi dei vertici militari di convincerlo a desistere, il duce fu
irremovibile, volendo partecipare anch’egli a quella che doveva essere la certa
distruzione del nemico bolscevico ed anzi, al primo contingente, fece poi
seguito l’VIII armata, denominata ARMIR (armata italiana in Russia).Fu così che
decine di migliaia di soldati italiani si affiancarono ai loro alleati
tedeschi, in quella che inizialmente fu un’avanzata inarrestabile ed incontenibile.Stalin fu colto letteralmente di sorpresa
dalla decisione di Hitler ed altrettanto lo fu
un’Armata Rossa ancora frastornata dalle purghe degli anni precedenti, che
avevano portato alla decapitazione dei vertici dell’esercito fondato da Trotskij.I tre gruppi di armate
tedesche, nord, centro, sud, rispettivamente dirette a Leningrado, Mosca e
Caucaso, sfondarono ripetutamente le linee sovietiche facendo incetta di
prigionieri e materiale.Ben presto furono conquistate
Minsk, Kiev, Kursk, Rostov e le altre
principali città, mentre Leningrado venne cinta d’assedio.Hitler era convinto di essere ormai sul punto di
trionfare ma commise tutta una serie di errori che gli furono poi fatali: la
popolazione russa era di certo esasperata dalle persecuzioni di Stalin e,
forse, avrebbe gradito un liberatore, sia pure nelle vesti del nemico, ma il
fuhrer ordinò, di agire senza nessuna pietà nei confronti di un popolo che
avrebbe dovuto scomparire per far posto alla suprema razza ariana; le barbarie
e la crudeltà delle SS dunque furono agghiaccianti e man mano che la Wehrmacht avanzava, alle sue spalle si faceva terra
bruciata tra la popolazione civile, con il massacro di interi villaggi.Fu così che gli orrori nazisti contribuirono, in maniera
decisiva, a rinsaldare il sentimento patriottico dei russi: essi fecero,
infatti, quadrato attorno al loro capo supremo Stalin il quale, dal canto suo,
si lanciò in appassionati proclami radiofonici al fine di salvare la
"santa madre Russia" dalla ferocia del nemico tedesco.Ma l’errore più madornale fu commesso sul piano militare:
la macchina da guerra germanica continuava infatti ad
avanzare con estrema facilità nel cuore del territorio sovietico ma Hitler e i suoi generali furono troppo indecisi sulla
tattica da seguire, ossia se puntare dritti su Mosca o proseguire verso il
bacino del Don; si trattò però di un’ indecisione fatale per la Germania
Nazista visto che, a causa di quei tentennamenti, entrò ben presto in gioco
quello stesso alleato che in passato già aveva permesso ai Russi di sconfiggere
le truppe napoleoniche, ossia il "cosiddetto generale inverno".Le truppe tedesche, già in difficoltà per gli estenuanti
trasferimenti lungo le sterminate pianure sovietiche e alle prese quindi con
evidenti problemi di collegamento tra le prime linee e le retrovie, vennero fermate, alle porte di Mosca, dalla strenua
resistenza dell’armata rossa e, soprattutto, dal terribile inverno sovietico,
che rese impossibile l’avanzata.Dopo diversi mesi,
dunque, quella che sembrava una marcia trionfale si
arrestava, mentre, al contrario, Stalin approfittò dell’immobilismo forzato
delle operazioni belliche per riorganizzare l’esercito, che poteva contare su
un inesauribile numero di effettivi e di riserve e rifornito di materie prime e
materiali militari nuovi di zecca, prodotti dalle fabbriche trasferite,
all’inizio dell’invasione, al di là degli Urali e che marciavano a pieno ritmo,
guidate dal rinnovato sentimento patriottico e dalla ritrovata unità nazionale,
minacciata dallo spettro nazista.Le operazioni
militari dell’asse ripresero in primavera ma Hitler
decise di cambiare obbiettivo, abbandonando Mosca e
puntando, verso sud, ai pozzi petroliferi del Caucaso e a Stalingrado, la città
simbolo del comunismo e del regime, situata sul fiume Volga, al fine di
aggirare la capitale da est e tagliare la ritirata all’armata rossa.Verso Stalingrado marciò la VI armata del comandante Friedrich von Paulus,
protetta alle spalle, sul fronte del Don, dagli alleati romeni, ungheresi ed
italiani.Si trattava di infliggere un colpo mortale
al nemico, ma Stalingrado si rivelò, viceversa, fatale alle armate naziste, in
quella che fu la battaglia che decise le sorti del secondo conflitto mondiale.
La disfatta
Tra
il settembre del '42 e il febbraio del '43, Stalingrado decretò la fine dei
trionfi Hitleriani e l’inizio della fine per il III reich.Dopo i primi tremendi attacchi della Wehrmacht, la città sembrava sul punto di capitolare e di
cadere in mano nemica ma i russi si aggrapparono alla forza della disperazione
combattendo, strenuamente, casa per casa, cantina per cantina, rovina su rovina.Pur schiacciati sulle rive del fiume Volga, i sovietici
riuscirono a resistere contro i ripetuti attacchi del nemico e a difendere i
pochi quartieri ancora in loro mano, fino a quando, con l’inizio dell’inverno,
cominciò la devastante controffensiva che, con una manovra a tenaglia, sfondò
le difese dell’ asse ed accerchiò, all’interno della
città, le forze nemiche della VI armata, le quali avrebbero potuto anche
mettersi in salvo se solo Hitler non avesse intimato
di mantenere le posizioni, senza arretrare di un metro.Nella
sacca di Stalingrado la sorte del soldati di von Paulus era ormai segnata: a
temperature impossibili, devastati dal freddo e dalle malattie, martellati
ripetutamente dall’artiglieria sovietica, i soldati tedeschi si ritrovarono
senza alcuna speranza, anche perché il rifornimento aereo promesso da Goring venne a mancare.Nell’estremo
tentativo di evitare la resa, Hitler, il 30 gennaio
1943, nel decimo anniversario della sua ascesa al potere, nominò Paulus feldmaresciallo del reich,
ricordandogli che nessun graduato simile, nella storia della Germania, si era
arreso al nemico, ma, solo due giorni dopo, vista l’impossibilità di resistere,
lo stesso Paulus capitolò, offendo la resa.Stalingrado fu il punto di svolta del conflitto: la
città simbolo del regime sovietico, che Hitler voleva
rasa al suolo, determinò la prima e fatale sconfitta degli eserciti della
grande Germania, che non riuscirono più a riprendere l’iniziativa sul fronte
orientale; al contrario, da Stalingrado, prese il via l’incontenibile
controffensiva russa che i nazisti non riuscirono più a frenare; senza contare
che, nel dicembre 1941, dopo l’attacco giapponese a Pearl
Harbor, anche i potentissimi Stati Uniti erano scesi
in campo contro il III reich.Il disastro del fronte
orientale andò ad aggiungersi alle vittorie alleate in Africa, al successivo
sbarco in Italia, al crollo del regime fascista dopo 20 anni di dittatura e,
soprattutto, allo sbarco in Normandia del giugno 1944, che, dopo aver travolto
le possenti difese erette dai nazisti, aprì un nuovo fronte di guerra per le
logore armate tedesche, ora costrette a combattere su due fronti.Il 20 luglio 1944, Hitler uscì
miracolosamente indenne da un attentato nella sua "tana del lupo", il
quartier generale di Rastenburg,
nella Prussia orientale, cui fece seguito una feroce
repressione degli organizzatori della congiura, ma le sorti della guerra erano
ormai segnate, con l’inesorabile avanzata, da est e da ovest, dell’armata rossa
e delle forze alleate.
Gli ultimi giorni di Hitler
Nell’aprile
del 1945, con l’armata rossa ormai alle porte di una Berlino devastata, il
fuhrer della grande Germania, della nazione eletta,
destinata a dominare il mondo, era un autentico morto vivente, che viveva
seppellito nel bunker tetro e scuro, scavato nelle viscere della cancelleria.Le giornate trionfanti di Norimberga, il mito di un uomo
che appariva agli occhi del mondo come un semidio, gli eserciti invincibili del
III reich millenario, rappresentavano
ormai un ricordo sbiadito, cancellato dalla straripante offensiva alleata.Alla fine del 1942, Hitler era la
guida di un impero sconfinato, che si estendeva dalle coste dell’atlantico fino
al Caucaso, dai deserti del nord Africa ai ghiacci del
polo; nulla sembrava poter fermare i progetti del nazional-socialismo, volti a
realizzare la conquista dello spazio vitale ad est, per fornire, al supremo
popola ariano, la giusta espansione, ai danni dei popoli inferiori; ma nel giro
di pochi mesi le sorti del conflitto mutarono radicalmente, con i primi,
drammatici, rovesci degli eserciti tedeschi, cominciati, rovinosamente, a
Stalingrado e proseguiti, in Normandia, con lo sbarco alleato del giugno 1944.Ebbene,
da quelle tragiche sconfitte il fuhrer non si riprese più, specialmente dopo il
fallito attentato avvenuto nel suo quartier generale
di Rastenburg, la cosiddetta "tana del
lupo", dal quale, pur salvandosi per miracolo, ne uscì fisicamente debilitato.L’Hitler degli ultimi tempi era un uomo
totalmente distrutto, nel fisico e nel morale, al pari di una Germania allo
stremo, devastata dai bombardamenti alleati e attaccata ad est dai sovietici e
ad ovest dagli anglo-americani; rinchiuso nel suo bunker, il suo stato di
salute peggiorò sempre di più: era evidente, nelle sue rarissime comparizioni
pubbliche il tremore alla mano, sintomo palese del morbo di Parkinson;
era evidente la sua rassegnazione per una fine sempre più prossima. Ormai
sempre più debilitato, dipendeva completamente dal suo segretario Bormann e dal suo uomo più fedele, Joseph
Goebbels, che, sostituendosi in tutto e per tutto al
suo amato fuhrer, si prodigò allo stremo per organizzare l’improbabile difesa
di una capitale prossima alla capitolazione per mano dell’odiato nemico
bolscevico.Nel bunker, la vita di Hitler
e degli uomini al suo seguito, veniva condotta in un
clima surreale:come riferito da alcuni testimoni, era come vivere
nell’oltretomba, in una bara di cemento, senza avere distinzione tra il giorno
e la notte; fu proprio in questo clima che Hitler
trascorse gli ultimi giorni della sua vita, senza essere più in grado di
prendere alcuna decisione, completamente distaccato dalla realtà ed incapace di
percepire ciò che avveniva all’esterno, ove le armate della grande Germania,
che avevano stupito il mondo per la loro straordinaria potenza, erano ridotte
ad un manipolo di anziani male armati ed ai ragazzi della gioventù Hitleriana,
che andarono incontro ad un inutile martirio.Il 20
aprile 1945, nel buio del bunker si festeggiò, in un’atmosfera allucinante, il
cinquantaseiesimo ed ultimo compleanno di Hitler e
tutti i gerarchi, sfidando le bombe di una Berlino assediata dall’armata rossa,
vollero rendere omaggio al loro fuhrer, in quello che, in realtà, si tramutò in
un vero e proprio ultimo, estremo, macabro atto, della loro grande e tramutata
potenza.Ad alleviare le sofferenze di un Hitler assolutamente distrutto, contribuì la presenza di Eva Braun, la sua amante, la
donna che decise di seguire il suo uomo fino alla morte, un uomo che amava alla
follia e per il cui amore fu condannata ad una vita di profonda sofferenza, che
la indusse, per ben due volte, a tentare il suicidio:anche se il loro legame
risaliva ai primi anni trenta, Eva Braun rimase
sempre nell’ombra, nell’emarginazione più assoluta, costretta a subire la
psiche cinica e deviata, di uno dei personaggi più discussi della storia, che
gli provocò ogni genere di umiliazione e la sensazione di vivere in una
prigione dorata; ciononostante la Braun, decise di
seguire il suo amato fuhrer fino a Berlino, nelle profondità sotterranee del
bunker, accettando di morire con l’amore della sua vita, il quale, il 29 aprile
1945, a poche ore dalla fine, decise di esaudire quello che rappresentava il
suo desiderio più grande, ossia quello di unirsi in matrimonio con lui.Hitler sposò dunque Eva Braun,
ma la felicità durò poco poiché le nozze furono il preludio di una fine già
scritta e preordinata da tempo, programmata attraverso la distribuzione, per
quei morti viventi, di capsule di cianuro, che ebbero come prima cavia
inconsapevole, l’amatissimo pastore tedesco del fuhrer Blondie,
vittima di una soppressione che non risparmiò i suoi cuccioli, anch’essi
barbaramente eliminati per volontà dello stesso Hitler.Il
30 aprile 1945 fu l’ultimo atto della vita di un uomo che sconvolse i destini
del mondo e della sua sposa, che per fin dall’inizio non aveva desiderato altro
se non divenire la signora Hitler; due capsule di
cianuro posero fine alla loro esistenza ma l’ultimo ordine del signore della grande Germania fu quello di predisporre la cremazione
sua e di Eva, per evitare uno scempio dei corpi pari a quello subito a Piazza
Loreto dal suo grande amico ed alleato Benito Mussolini,
di cui aveva saputo pochi giorni prima, al pari della notizia del tradimento di
Goering e di Himmler, due
tra i suoi gerarchi più fidati, che avevano con lui condiviso, la prepotente ascesa
al potere del nazional-socialismo.I corpi di Hitler e di Eva Braun,
scomparvero, dunque, tra le fiamme, pochi prima che la bandiera rossa fosse
issata sul pennone della cancelleria, a suggellare il grande trionfo
dell’armata rossa e di Stalin.Il giorno seguente, si
consumò il dramma della famiglia del ministro della propaganda Goebbels, il quale decise, in accordo con la moglie Magda,
di porre fine alla sua esistenza e, soprattutto, a quella dei loro sei giovani
figli; tutto il personale asserragliato nel bunker tentò in ogni modo di far
cambiare idea ai coniugi, al fine di salvare quelle giovani vite, ma fu tutto
inutile:il fuhrer era morto, il nazional-socialismo
era morto e tutti dovevano morire; una vita senza il grande reich,
senza il dominio della svastica, era, nel loro farneticante pensiero, una vita
inutile: Magda Goebbels, dopo aver preparato i suoi
figli per la morte, schiacciò loro, durante il sonno, nella loro bocca, sei
capsule di cianuro, suicidandosi, poi, insieme al marito, in quella che fu
l’ultima ed insensata follia di un altrettanto insensata e folle ideologia. Scomparve,
dunque, in questa lugubre maniera, al termine di un agghiacciante tramonto, un reich che si voleva millenario e che invece non sopravvisse
ai primi rovesci. L’Hitler degli ultimi tempi,
sconnesso e sconvolto e il lugubre bunker della cancelleria furono
dunque i macabri simboli di una sorta di caduta degli dei, della fine di un
impero del male, di una malvagia dottrina che aveva, nella sua ascesa,
conosciuto i tempi felici e trionfanti di Norimberga e delle olimpiadi del
1936, esaltati dalle geometrie di Speer e dai filmati
della Riefensthal, , ove un Hitler
al culmine della potenza, arringava folle oceaniche, dall’alto del suo pulpito,
fiero e più forte che mai, condottiero invincibile di una nazione
apparentemente invincibile e che invece cadde vittima di quella stessa violenza
che scatenò, incontenibile, nel mondo per ben sei lunghi anni e che condusse
alla distruzione della Germania e del nazional-socialismo.
Il processo di Norimberga
Alle
10 del mattino del 20 novembre 1945, a Norimberga, città simbolo del fanatismo
nazional-socialista, non si celebrò una delle oceaniche adunanze del partito,
ove il fuhrer, dall’alto del suo pulpito, celebrava la gloria e la potenza del reich millenario, ma si aprì il processo e la conseguente
resa dei conti nei confronti di quei gerarchi superstiti che avevano
contribuito a scrivere pagine di profondo orrore.Al
fine di procedere in tal senso, fu istituito un Tribunale Militare
Internazionale, composto da giudici provenienti dalle
nazioni vincitrici, che agirono sotto la presidenza di Lord Lawrence,
mentre, su specifico incarico di Truman, spettò
all’americano Robert H. Jackson, svolgere le funzioni di primo pubblico ministero.Coloro che, negli anni trionfanti, apparivano delle
divinità, sembravano, finalmente, davanti al mondo intero, persone normali in attesa di essere giudicate come criminali di guerra, per
congiura contro la pace mondiale, progettazione, provocazione e svolgimento di
una guerra mondiale, crimini e violazioni contro il diritto bellico, crimini contro
l’umanità.Il processo di Norimberga fu però orfano
dei maggiori protagonisti di quel macabro periodo:Hitler, Goebbels, Himmler, si erano suicidati, Bormann
era sparito nel nulla, per cui tra gli imputati emergevano le figure di Goring e di uno spettrale Hess,
il delfino del fuhrer, l’amico della prima ora, che fece la sua ricomparsa dopo
il suo misterioso viaggio in Inghilterra del 1941 e dopo 4 anni di prigionia.Il dibattimento, apertosi nel novembre 1945, si protrasse
per ben 10 mesi, durante i quali furono ascoltati circa 350 testimoni,
esaminate 200.000 dichiarazioni giurate, oltre 5000 documenti e, soprattutto,
proiettati i primi agghiaccianti filmati dei lager nazisti, che fecero
conoscere, ad un mondo reale incredulo ed attonito, il dramma dell’olocausto
del popolo ebraico, costato la vita a 6 milioni di
persone; si dice che, di fronte a quelle immagini, molti dei presenti, tra cui
alcuni imputati, come Baldur Von
Schirach, capo della gioventù Hitleriana, ebbero a
sentirsi male, tanto fu lo sconvolgimento provocato dalla percezione di quella
terrificante mattanza.
La
maggior parte dei gerarchi, senza mostrare alcun segno di pentimento, tentò di
giustificarsi dicendo di aver solamente obbedito agli ordini preposti dai
vertici del reich, in relazione ai
crimini commessi, che furono ricostruiti ad uno ad uno, a cominciare dalle
violenze seguite alla conquista del potere, nel gennaio 1933, dalla "notte
dei lunghi coltelli", per proseguire con le rappresaglie della GESTAPO e
delle SS, fino al misfatto dei misfatti, la più grave barbaria
della storia dell’umanità, ossia la sopraccitata, zelante e fredda
"soluzione finale" del problema ebraico.Dopo
ben 218 giorni di durata, tra il 30 settembre e il 1 ottobre 1946, con la
lettura della sentenza, composta da ben 250 pagine, il
processo di Norimberga, il primo della storia che vide protagonista un
tribunale chiamato ad agire su scala internazionale e a giudicare cittadini
stranieri, si concluse con 12 condanne a morte ( Goring,
von Ribbentropp, Keitel, Kaltenbrunner, Rosenberg, Frank, Frick, Streicher, Sauckel, Jodl, Seyss-Inquart, Bormann in
contumacia), 3 ergastoli (Hess, Funk
e Raeder), 4 pene detentive, 3 assoluzioni; la
GESTAPO, le SS, il servizio di sicurezza furono giudicate associazioni
criminali e messe fuorilegge.Quasi tutti i
condannati, presentarono domanda di grazia alla commissione alleata, ma esse
furono respinte, compresa quella di Raeder che aveva
chiesto di poter essere passato per le armi alla pari degli altri.Le esecuzioni, con l’eccezione di quella di Goring, che si suicidò nella sua
cella, con una capsula di cianuro, furono eseguite, per impiccagione, nelle
prime ore del mattino del 16 ottobre 1946 nella vecchia palestra del carcere di
Norimberga; i corpi dei condannati furono cremati a Monaco e le loro ceneri
disperse. Gli altri gerarchi furono invece rinchiusi nel carcere di Spandau a Berlino, gestito dagli alleati, ove, il 17 agosto
1987, l’ ultimo detenuto, il folle e sconclusionato Hess, si tolse la vita, nello stesso giorno in cui, 70 anni
prima, prendeva vita la macabra e misteriosa società esoterica Thule, che sarebbe poi divenuta la cellula originaria del
partito nazional-socialista dei lavoratori tedeschi.
Le SA e la "notte dei lunghi coltelli"
Le SA
(STURM ABTEILUNGEN-squadre d’assalto) erano le squadre paramilitari della prima ora, organizzate e
guidate dal comandante Ernst Rohm.Nel
clima caotico e rovente dei primi anni ’20, la debolezza della fragile
repubblica di Weimar, fece in modo che ogni movimento
politico si servisse di proprie milizie personali, volte a consolidare e a
difendere la propria attività.Anche il giovane
partito nazional-socialista, da poco guidato da Adolf
Hitler, non fu dunque da meno, dando il via alla
creazione delle squadre d’assalto, con la loro caratteristica camicia bruna che
diverrà, fino all’ascesa al potere, l’emblema dei
militanti della svastica. Le SA si lanciarono in
feroci scorribande e tumulti di piazza contro gli odiati spartachisti,
contribuendo a seminare panico e terrore tra l’inerme popolazione. Gli uomini
di Rohm rappresentarono il braccio armato dei nazisti
durante il fallito putch di Monaco del 1923, ma,
nonostante la disfatta, continuarono la loro attività, ritrovando tutto il loro
vigore quando, dopo pochi mesi di carcere, Hitler
riorganizzò attentamente il partito; furono proprio le SA a contribuire, con le
loro intimidazioni, alla scalata al potere del fuhrer, raggiungendo il massimo
della loro potenza proprio nel 1933, quando i nazional-socialisti riuscirono ad
ottenere, dopo anni di lotta, il controllo della Germania,
con la nomina di Hitler a cancelliere del reich. Ma lo splendore delle squadre di assalto
e del loro carismatico comandante Rohm, si stava
avviando alla conclusione, per l’ostilità di Goring e
soprattutto di Himmler, il capo delle SS, una piccola
formazione paramilitare, cresciuta all’interno delle SA e che, nel giro di
pochi anni, aveva conosciuto una crescita spaventosa. Fomentato dai suoi collaboratori e convinto delle trame sovversive
delle SA, nei confronti del potere centrale, Hitler
decise di procedere ad un deciso regolamento di conti: il 30 giugno del 1934,
in quella che sarebbe passata alla storia come la "notte dei lunghi
coltelli", Rohm ed i suoi vertici militari,
furono massacrati, in uno spaventoso bagno di sangue, dalle SS di Himmler; si dice anche che gli uomini delle SA, di cui, da
tempo, si discutevano le anomale e viziose abitudini sessuali, furono sorpresi
dai loro carnefici, proprio nel bel mezzo di un festino di natura omosessuale,
con giovani esponenti della formazione. Dopo quella
tragica purga, le SA, pur continuando, formalmente, ad esistere, cessarono la
loro attività, soppiantate, in tutto e per tutto, dall’ordine nero delle sempre
più potenti SS di Himmler, divenute ormai, dopo aver
esautorato le camicie brune, all’ombra delle quali erano nate e cresciute, il
"branco di lupi" del fuhrer della grande Germania.
Le SS
Furono
il macabro emblema di una folle ideologia che aveva fatto dell’odio razziale,
della violenza, della furia xenofoba, la sue stessa ragione
di esistere.Quelli che erano uno sparuto gruppo di
pochi volontari, inglobato all’interno delle affermate SA,
divennero, dopo il massacro della "notte dei lunghi coltelli", in
capo al loro cinico condottiero Himmler, i signori
incontrastati dell’ordine nero del III reich, il
"branco di lupi" di Hitler, il gruppo
paramilitare che, nel corso della sua esistenza, si rese protagonista di
deplorevoli ed agghiaccianti rappresaglie e rastrellamenti; le SS (SCHUTZ
STAFFELN- squadre di protezione) scatenarono il terrore in Germania e
nell’Europa occupata:erano un gruppo di uomini senza pietà, addestrati ad
uccidere, incaricati di compiti di polizia e repressione; indossare quelle nere
uniformi non era affatto semplice, essendo necessario dimostrare l’appartenenza
alla stirpe ariana; gli stessi matrimoni dei militanti dovevano avere
l’approvazione dell’ufficio della razza, al fine di non pregiudicare la purezza
del popolo eletto.Il folle progetto di Himmler era quello di fare dei suoi uomini un ordine
supremo di soldati dal sangue puro, destinato a rinverdire il mito degli
antichi eroi templari e a far rispettare, nei confronti delle razze inferiori,
la sacra legge degli ariani dominatori; gli uomini delle SS, con gli speciali
reparti Totenkopfverbande ( teste di morto) erano i
signori indiscussi dei campi di concentramento, incaricati del martirio di
decine di migliaia di ebrei, considerati un popolo da
estirpare e da cancellare e verso il quale non bisognava dimostrare alcuna
pietà. Ben presto nacquero altresì le SS combattenti, le Waffen-SS,
che agirono in prima linea su tutti i fronti di guerra, anche grazie
all’ausilio degli innumerevoli volontari, provenienti da tutt’Europa. Ma anche la
storia delle Schutz Staffeln,
come quella del nazismo in generale, è una storia fatta di terrore, misteri ed
occultismo, a cominciare già dal loro aspetto, da quella nera divisa, da quel
cappello col teschio, da quei pugnali recanti il motto "il tuo onore si
chiama fedeltà", che facevano impallidire tutti coloro
che vi si fossero trovati di fronte. Al termine di un duro addestramento, le SS
prestavano giuramento di fedeltà al fuhrer, una fedeltà fino alla
morte, al termine di macabre cerimonie celebrate nell’oscurità della
notte, nei tetri boschi della Westfalia. Nello scuro
castello di Wewelsberg, una sorta di lugubre tempio
delle SS, Himmler, che si considerava la
reincarnazione di Enrico I di Sassonia, iniziò i suoi
uomini a strani ed occulti riti ispirati alla celebrazione e alla
glorificazione degli antichi eroi templari, agli antichi miti nordici; i
rituali erano presieduti da 13 membri che costituivano il Gran Concilio dei
Cavalieri, guidato dal Gran Maestro Heinrich Himmler, quasi a voler creare una sorta di religione del
male, degna compagna di uomini votati a scrivere pagine di grandi orrore, come
avvenne, in tutta Europa, fino alla fine dell’incubo, nel 1945, quando anche Himmler ed i suoi miliziani, non sopravvissero alla caduta
degli dei che caratterizzò quell’oscura incarnazione
del male che fu il nazional-socialismo di Adolf Hitler.