Karl Marx eredita, rielaborandola,
la teoria del plus valore, secondo cui la fonte ultima
del valore è il lavoro, e nello stesso tempo opera una
rottura nei loro confronti.
Quello che mutua è
l’idea, e fatta propria da David Ricardo, che il lavoro sia la fonte della
ricchezza e che il valore
sia determinato dalla quantità di lavoro contenuto nelle merci (lavoro
incorporato).
Marx tuttavia si distacca dai
classici perché rifiuta una
rappresentazione del modo di produzione capitalistico come qualcosa di
a-storico, naturale ed eterno, sostenendo invece l'idea secondo cui la
società capitalistica non è che una tappa dello sviluppo
storico
dell’umanità. Respinge inoltre la definizione del capitale
come insieme dei mezzi di produzione, ma lo considera come un qualcosa
di storicamente determinato, avente un carattere sociale specifico e
non dato in natura una volta per tutte.
Il capitalismo
è dunque per Marx un modo di produzione transitorio,
caratterizzato
dalla separazione dei mezzi di produzione dai lavoratori e dalla
diffusione della produzione mercantile.
In tale ottica il valore non
è più una proprietà
"naturale", ma
risulta connesso alle determinazioni specifiche, storiche di tale modo
di produzione.