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CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL'UNIONE EUROPEA

La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea è stata solennemente proclamata il 7 dicembre 2000 a Nizza da Parlamento,  Consiglio e Commissione  e risponde alla necessità emersa durante il Consiglio Europeo di Colonia (1999) di definire un gruppo di diritti e di libertà di eccezionale rilevanza che fossero garantiti a tutti i cittadini dell’Unione.

La Carta è frutto di una procedura originale — senza precedenti nella storia dell'Unione europea — che si può così riassumere:

La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea riprende in un unico testo, per la prima volta nella storia dell'Unione europea, i diritti civili, politici, economici e sociali dei cittadini europei nonché di tutte le persone che vivono sul territorio dell'Unione.

Questi diritti sono raggruppati in sei grandi capitoli:

La Carta comprende un preambolo introduttivo e 54 articoli, suddivisi in sette capi:

La Carta fu inserita come seconda parte della Costituzione Europea, in modo che quando questa fosse stata ratificata anche la Carta avesse assunto valore giuridico vincolante. Dopo il fallimento della ratifica della Costituzione si è aperto un dibattito sull'opportunità di inserire la Carta nel nuovo trattato. Nel Trattato di Lisbona si è deciso di inserire solo un articolo con un rimando esplicito alla carta: riferimento comunque sufficiente a rendere la Carta giuridicamente vincolante per gli stati membri dell'UE.

Prendendo spunto dalle rassegne stampa internazionali se ne possono estrapolare molti pareri in gran parte favorevoli alla Dichiarazione:

Hans-Gert Pöttering, presidente dell'Europarlamento, dichiara che - all'indomani dell'accordo conseguito sul trattato di Lisbona - l'Europa che riparte deve riuscire a riconquistare la fiducia dei propri cittadini. Con la riforma delle istituzioni e delle regole di voto l'Ue potrà ritrovare la capacità operativa perduta ma la direzione di rotta deve essere fornita dalla Carta dei diritti fondamentali. I diritti in essa sanciti sono fissati in modo vincolante nel trattato di Lisbona, anche se con deroghe per il Regno Unito e la Polonia, che non sono ancora pronti ad accettare l'entrata in vigore completa della Carta.
Con la Carta dei diritti fondamentali l'Ue si profila - secondo Pöttering - come un modello di ordinamento giuridico e di vita civile che è possibile definire con orgoglio «European way of life». Nella Carta è insita una decisa accelerazione del processo di definizione identitaria europea. Se il trattato di Lisbona dovrà portare ad una modernizzazione funzionale dell'Ue e dei suoi organi, il «cuore dell'unificazione europea batte nella Carta, nei suoi diritti e valori fondamentali» (Repubblica, gennaio 2008)

In questo intervento il presidente del Parlamento europeo sottolinea il significato strategico per lo sviluppo del progetto europeo della Carta dei diritti fondamentali, elaborata sette anni fa, solennemente proclamata e firmata dal Parlamento il 12 dicembre scorso e inserita con forza vincolante nel nuovo Trattato di Lisbona. Essa compendia i valori fondamentali dell'UE in cui tutti i cittadini europei possono identificarsi: libertà, solidarietà e giustizia. Con la Carta l'UE si dota di un ordine giuridico che riflette una cultura giuridica e sociale che possiamo definire «modo di vita europeo». La Carta prova che nell'UE è il diritto ad avere forza e non la forza ad avere diritto. Essa segna un progresso sulla via dell'unificazione europea; è la manifestazione che l'UE non è solo uno spazio di libero commercio, ma anche una comunità di valori. La Carta rappresenta un catalogo moderno dei diritti fondamentali che garantiscono la protezione dei cittadini di fronte alle trasformazioni della società dovute alla globalizzazione. Essa costituisce la bussola necessaria all'Europa per orientarsi nel presente, conservando stato di diritto, democrazia e tutela dei diritti umani come principi irrinunciabili del proprio cammino. (Hans-Gert Pöttering, La Libre Belgique)

L’inserimento della Carta dei diritti fondamentali all’interno del trattato costituzionale rappresenta il principale passo verso la tanto invocata "Europa sociale" e, frutto di aspre battaglie sindacali e politiche, consente di porre i diritti sociali sullo stesso piano dei diritti politici ed economici. (  Le Monde, aprile 2005)

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