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Spagna e America

 

I banchieri di Isabella , demiurgo della spedizione per le Indie, erano genovesi e spagnoli, ma la conquista e l’organizzazione dell’impero furono operazioni spagnole, condotte con una energia e uno stile che lasciarono un segno indelebile sua caratteri dell’emisfero.

Gli spagnoli conquistarono un continente tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento, massacrarono gli Indios,ne tradirono i capi, si arricchirono senza pudori,, e alcuni di essi, anche lo stesso Cristoforo Colombo, passarono qualche anno o qualche mese nelle carceri di Sua Maestà il Re Cattolico.

A dispetto di certe versioni bigotte e politicamente corrette della cultura terzomondista degli ultimi anni, la conquista spagnola del Nuovo Mondo fu una delle più straordinarie pagine della storia europea.

L’impero spagnolo si scontrò presto con le ambizioni del Portogallo nelle Americhe. Per evitare un conflitto tra le due potenze cristiane fu necessario fissare una frontiera. Sfortunatamente per il Portogallo, il compito toccò a un papa spagnolo. Con la bolla del 1493 Alessandro VI Borgia tracciò una linea di demarcazione tra un polo e l’altro. Il re portoghese Giovanni II contestò la bolla papale perché ritenne che avrebbe frenato l’espansione portoghese e chiese un nuova linea di demarcazione. Negli anni successivi anche il Portogallo, approfittando della nuova frontiera, riuscì a conquistare un impero americano. Pedro Alvares Cabral sbarcò in una baia, Cabralia, e chiamo il paese un cui mise piede Vera Cruz. Divenne Brasile, dal nome di un albero che cresce in quella regione. Dopo essersi divisi l'Atlantico, i due Paesi iberici si spartirono il Pacifico. Mentre i portoghesi consolidavano la loro presenza commerciale e religiosa in India, sulle coste meridionali della Cina e in Giappone, gli spagnoli si spingevano al di là del Messico fino alle Filippine. Alla fine del Cinquecento il Portogallo e la Spagna avevano stretto un laccio intorno al mondo.

Le loro colonizzazioni furono completamente diverse. Gli spagnoli conquistarono vasti territori ed ebbero la sorte di scontrarsi con civiltà antiche ma pressoché paralizzate dallo stupore che i conquistadores suscitavano nei loro popoli. Sbarcati dalle navi con cui avevano attraversato l'oceano, divennero nuovamente ciò che erano in Europa: una splendida fanteria, pronta a lunghe marce e a dure battaglie. I portoghesi, soprattutto in Asia, furono essenzialmente marinai e mercanti. Meno numerosi degli spagnoli, dovettero misurarsi con grandi regni e antiche dinastie, orgogliosamente indifferenti alle seduzioni della modernità europea. Mentre gli spagnoli penetravano nel continente e lo trasformavano in "Nuova Spagna", i portoghesi s'installarono lungo le coste. Non vi è città portoghese in Asia che non si affacci sul mare e non senta alle spalle il respiro di un mondo diverso.

  

Secondo McNeill, la conquista provocò tre rivoluzioni: economica, sanitaria e alimentare. La prima fu dovuta all' oro e soprattutto all' argento che giunsero da allora nei porti europei. Il governo di Madrid incoraggiò la ricerca, ma pretese per sé, dal 1504, un quinto del materiale prezioso che i sudditi della Corona estraevano dalle miniere del Nuovo Mondo. Il primo effetto di questa alluvione monetaria fu una straordinaria espansione edilizia. Ne trassero vantaggio i mercanti che vendevano le loro merci a prezzi più alti e,rimborsavano i debiti al prezzo convenuto nel momento del prestito.

Ne trasse vantaggio soprattutto Genova. I genovesi rinunciarono a molte delle loro attività tradizionali e diventarono prevalentemente banchieri. L'Europa si fidava di loro e collocava a Genova i suoi risparmi. Genova li prestava al re di Spagna e ne traeva un utile che raggiungeva in alcuni casi il 30 per cento del capitale. La seconda rivoluzione fu sanitaria. Una tesi corrente vuole che la sifilide giunga in Europa verso la fine del Quattrocento con le navi che tornano dalle Indie. Ma converrà ricordare che altre malattie -la febbre gialla, la malaria, il vaiolo, il morbillo, la varicella - viaggiarono in direzione opposta e colpirono popolazioni prive di qualsiasi immunità ereditaria. Si calcola che sull' altopiano centrale del Messico vivessero 11 milioni di persone e che gli abitanti nel 1650 fossero, nonostante l'immigrazione spagnola, un milione e mezzo.

 

La terza rivoluzione fu alimentare. A partire dalla metà del Seicento le due maggiori novità americane (il mais e la patata) ebbero importanti effetti sulla crescita della popolazione europea. "permisero una drammatica moltiplicazione dell'Africa, soprattutto occidentale, da dove venne la maggior parte dei milioni di schiavi che lavorarono nelle piantagioni del Nuovo Mondo". Le malattie dell'Europa distrussero le popolazioni americane. I prodotti agricoli dell' America fecero nascere, a qualche migliaio di chilometri, gli uomini e le donne che ne avrebbero preso il posto.

Le grandi navigazioni allargarono l'orizzonte culturale degli europei e ne accesero la curiosità.

 

Alla fine del Quattrocento l'Inghilterra è una potenza regionale ma ancora convalescente dopo la guerra dinastica che ha diviso il Paese per trent'anni. È una potenza marittima, ma proiettata verso il continente europeo e desiderosa di estendere il proprio dominio al territorio francese. L'Inghilterra non poteva ancora permettersi imprese di grande respiro, ma non intendeva accettare che le terre al di là dell'Atlantico venissero spartite fra la Spagna e il Portogallo; il re dette al navigatore veneziano Giovanni Caboto e ai suoi figli: piena e libera autorità, licenza e potere di cercare, scoprire e trovare, qualsiasi isola, sinora ignota a tutti i cristiani.

Caboto partì con diciotto uomini su una nave chiamata Matthew e piantò la bandiera inglese sulla punta di un'isola, allargo delle coste canadesi, che diverrà nota col nome di Capo Bretone. Al ritorno in Inghilterra venne festeggiato come un eroe. Un veneziano scrisse da Londra che si vestiva di seta e che gli inglesi gli correvano dietro come impazziti. Ma il secondo viaggio, di lì a qualche mese, non dette il risultato desiderato e i Caboto uscirono di scena.

 

L'Inghilterra, negli anni seguenti, ebbe altre preoccupazioni: i matrimoni di Enrico VIII, il grande divorzio dalla Chiesa romana, le guerre con la Francia, la caccia ai protestanti sotto il regno di Maria, la caccia ai cattolici sotto quello di Elisabetta, le congiure contro la regina, la rivalità fra Elisabetta e Maria Stuarda, la guerra con la Spagna, la sconfitta della Invencible Armada nel canale della Manica. La regina autorizzò con brevetto reale la costituzione di una società per azioni, la East India Company, a cui dette il monopolio dei traffici commerciali per tutto l'Oriente. La Compagnia si proponeva un duplice scopo: scalzare i portoghesi dall'Asia, strappare mercati agli olandesi che erano scesi in campo con lo stesso obiettivo e che crearono anch'essi una Compagnia delle Indie Orientali. La vera guerra è con gli olandesi e si combatte fra i bilanci delle due compagnie. Vincono gli olandesi, che per due secoli incassano ogni anno, mediamente, il 18 per cento del capitale investito.

I francesi entrarono in scena dopo la costituzione della Compagnie des Indes Orientales. Ma la loro presenza nella regione rimase complessivamente modesta. Le stazioni inglesi, olandesi e francesi in Asia erano "colonie di sfruttamento". Ma nello stesso periodo sorsero nell'America settentrionale alcune colonie inglesi d'insediamento. Molti dei suoi primi abitanti furono avventurieri, indisciplinati, litigiosi, attratti dalla prospettiva di una rapida fortuna e mal disposti alle quotidiane fatiche della vita coloniale. Le cose migliorarono quando i coloni scoprirono l'utilità della coltivazione del tabacco e una nave olandese scaricò sulle coste della Virginia una ventina di schiavi africani. I gentiluomini sfaccendati, il tabacco e gli schiavi: ecco i primi ingredienti della colonizzazione inglese in Virginia.

È il rapporto con la madrepatria, quindi, la maggiore differenza tra il colonialismo spagnolo e il colonialismo inglese. I coloni inglesi s'installano nelle baie, nell'ansa di un fiume, all'incrocio fra due valli, dovunque fosse più facile produrre, commerciare, esportare. Anche la colonizzazione francese fu prevalentemente mercantile. I più intraprendenti nell'America del Nord furono i commercianti di pellicce, a cui si deve la valorizzazione economica della città di Québec che Samuel de Champlain fondò nel 1608 sulla riva settentrionale del San Lorenzo. Tra la fine del Seicento e i primi del Settecento l'America settentrionale è ancora un gioco aperto, una grande scacchiera percorsa da inglesi, francesi, olandesi, spagnoli e, dall'inizio del nuovo secolo, russi che attraversano lo stretto di Bering, avanzano attraverso l'Alaska, si preparano a scendere lungo le coste della California.

Col passare degli anni il gioco si restringe a tre protagonisti: gli spagnoli, gli inglesi e i francesi. Le guerre europee semplificano la carta geografica, grazie al trattato di Utrecht. Ma qualcosa, nel frattempo, aveva completamente modificato i caratteri dell'America. Un gruppo di colonie si era staccato dalla madrepatria e aveva creato un nuovo Stato, che avrebbe formato con ingredienti europei una nuova nazione e cercato di cacciare dal continente tutte le vecchie potenze coloniali.

 

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