Il capo del Governo Badoglio
invia al Headquarter alleato ad Algeri un messaggio in cui informa Eisenhower di
non poter annunciare l'armistizio a causa della consistente presenza di truppe
tedesche nei dintorni della capitale e sconsiglia l'invio della divisione
aviotrasportata data l'impossibilità italiana di fornire il carburante e i mezzi
necessari
ai reparti sbarcati. Eisenhower respinge la richiesta
di ritardare l'annuncio e minaccia pesanti ritorsioni in caso contrario; anzi,
alle 16.30 radio New York anticipa la notizia della firma dell'armistizio con
l'Italia. Poco dopo il re, Badoglio, Guariglia, Acquarone, Carboni e i ministri
della guerra, della marina e dell'aeronautica si riuniscono al Quirinale, dove
arriva la notizia dell'annuncio dell'armistizio dato dagli americani. Al nord
reparti tedeschi comandati da Erwin Rommel iniziano i rastrellamenti dei soldati
italiani e l'occupazione dei punti strategici, in particolare impianti
industriali e vie di comunicazione.
Nella foto: Pietro Badoglio
Alle 19.45 Badoglio con un messaggio alla radio rende nota agli italiani la notizia dell’armistizio, firmato segretamente il 3 settembre a Cassibile, in Sicilia, dal plenipotenziario italiano generale Castellani e dal generale americano Smith. L'Italia precipita nel caos. Il Re Vittorio Emanuele III e Badoglio lasciano Roma e, a bordo di una nave da guerra, da Pescara raggiungono Brindisi, nella zona già occupata dagli Alleati. L’esercito, lasciato senza ordini precisi, quasi ovunque si dissolve.
I tedeschi, che nei giorni
precedenti avevano fatto affluire rinforzi dal Brennero, avviano immediatamente
l'operazione Achse, che attua le disposizioni a suo tempo predisposte in tale
eventualità, e occupano di fatto la penisola italiana, disarmando e catturando
centinaia di migliaia di militari italiani, in Italia, in Grecia, in Albania, in
Jugoslavia e sugli altri fronti, avviandoli alla prigionia in Germania. Solo la
flotta navale, ad eccezione della corazzata Roma affondata dai tedeschi, riesce
a sottrarsi alle mire tedesche e a consegnarsi agli alleati nell'isola di Malta.
Per l’esercito italiano l’annuncio dell’armistizio è uno sfacelo: 60.000 fra
morti e dispersi, oltre 700mila soldati internati in Germania; fra i superstiti,
molti fuggono verso casa, molti danno vita a bande partigiane che animeranno la
Resistenza. Gli antifascisti danno vita al Comitato di liberazione nazionale,
chiamando il popolo “alla lotta e alla resistenza”.
La notizia dell’armistizio era stata tenuta segreta proprio per scongiurare la reazione dei tedeschi, in vista del progettato sbarco di truppe anglo-americane a Roma. L’operazione, troppo rischiosa, viene però annullata. Nella capitale, in particolare nel quartiere di Porta San Paolo, esercito e popolazione insieme riescono a fermare l'avanzata del maresciallo Kesselring. Durante la notte le divisioni Granatieri, Ariete e Piave fermano i tedeschi intorno a Roma. Incominciano le operazioni di sbarco della quinta armata americana nel golfo di Salerno, dove sono schierate le forze tedesche comandate dal generale Von Vietinghoff. Gli inglesi sbarcano a Taranto.
Quella notte Vittorio Emanuele III, Badoglio e i generali abbandonano Roma e fuggono a Pescara, da dove la Marina li porterà a Brindisi sotto protezione alleata.
La mattina dell’8 settembre Pietro Badoglio, capo del governo, annuncia la firma dell'armistizio avvenuta segretamente cinque giorni prima.
“Il governo italiano, riconosciuta l'impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell'intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane.
La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi di qualsiasi altra provenienza".