In questo finale tratto
da "La coscienza di Zeno" scritto
da Italo Svevo, si può trovare una sorta
di premonizione alla nascita della bomba atomica.
L'autore afferma che
l'uomo diventa sempre più furbo e debole perchè si affida
agli "ordigni" che inventa, secondo tecniche sempre più raffinate
per "la grande guerra", al punto che l'ordigno non ha più alcuna
relazione con l'arto, la legge del più forte non ha più valore,
alla natura si è sostituito l'artificio ed è così
andata persa la selezione naturale.
Nonostante Svevo abbia
scritto queste righe quasi trent'anni prima dell'esploione della prima
bomba atomica, si puo' vedere una preoccupazione che vale anche ai giorni
nostri, cioè che l'uomo continuerà a inventare ordigni finchè
un'esplosione non distruggerà tutto, e si avrà la "salute"
tanto agognata da Zeno
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