BODY LANGUAGE  

 

Molti credono che vi sia un solo modo di segnalare sì

 e un solo modo di segnalare no.

Ciò si avvicina alla verità, ma non è tutta la verità.

Desmond Morris

 

Chi di noi non ha mai osservato, forse con una certa curiosità, i movimenti delle mani di un nostro interlocutore?

E chi non si è mai chiesto perché si associa un determinato gesto corporeo ad una certa parola?

Il corpo parla, usa un linguaggio che ad un attento osservatore dice e rivela molti di più di quanto la persona stessa non voglia consapevolmente.

Evidentemente, in un contesto ampio di interazione sociale, la Comunicazione Non Verbale (CNV) assume un’importanza rilevante, se consideriamo che raramente l’uomo comunica esclusivamente attraverso le parole; si può persino ipotizzare che le parole risulterebbero molto meno significative e più fredde, se esse non fossero accompagnate, in sordina, dai movimenti del nostro corpo.

Conoscere il linguaggio del corpo ci dà, quindi, la possibilità di capire i reali sentimenti di un’altra persona, anche quando non è sua intenzione manifestarli.

 

 

Forme di CNV sono riscontrabili sia nei comportamenti tipici degli esseri umani, sia in quelli animali (manifestazioni che possono essere ricondotte al riso, alla rabbia, al pianto sono state evidenziate in alcuni atteggiamenti dei primati), e le scienze sociali, prima ancora di raccogliere e catalogare tutti i tipi di comportamento, hanno incontrato difficoltà nello stabilire l’origine di questo tipo di canale espressivo: le teorie prevalenti sono l’innatismo, che vuole che la CNV costituisca un bene comunitario, dal momento che presenta molte somiglianze tra le diverse culture, e l’apprendimento, per cui, sostanzialmente, il cervello umano non eredita in alcun modo le regole che gli permettano di padroneggiare questo linguaggio.

Oggigiorno si è più propensi a credere che, per esempio, un bambino nasca sapendo già che il suo pianto corrisponderà ad un determinato messaggio, mentre impari altri comportamenti osservando le persone che gli stanno accanto.

 

VANTAGGI della COMUNICAZIONE NON VERBALE

 

Grande efficacia, maggiore immediatezza dell’impatto;

Assenza di una piena consapevolezza nell’utilizzo;

Genuinità.

 

In sostanza è possibile evidenziare dieci diversi tipi di CNV, anche se si tratta di una rappresentazione approssimativa, poiché a volte è difficile determinare se un comportamento sia riconducibile ad una tipologia piuttosto che ad un’altra:

 

  Contatto fisico: maggiormente diffuso all’interno dell’ambiente familiare, comprende “colpetti” e spinte;

  Prossimità: varia da popolazione a popolazione; molto spesso, in presenza di più persone, rispecchia e comunica i rapporti esistenti tra di loro;

  Orientamento: nelle relazioni più intime è preferita la posizione “faccia a faccia” o “fianco a fianco”;

  Aspetto: è in parte determinato volontariamente (abbigliamento, trucco, …), in parte è comunicato dall’aspetto personale (apatia, stanchezza);

  Positura: comportamento meno controllabile rispetto agli altri, offre uno spaccato dei rapporti interpersonali;

  Cenni del capo: si tratta dei segnali più rapidi; permettono di instaurare una sorta di “danza gestuale” tra i comunicanti;

  Espressione del volto: può subire notevoli restrizioni da parte dell’individuo;

  Gesti: essendo di grande espressività, possono essere strettamente correlati alle parole, oppure sostituirle (linguaggio dei segni);

  Sguardo: diventa indice di intesa interpersonale oppure rinforzo del parlato;

  Aspetti non verbali del parlato: comprendono le variazioni di tono, altezza, accento e durata del suono vocale.

 

I gesti richiedono, poi, un approfondimento maggiore: si tratta, infatti, del mezzo corporeo più espressivo che l’essere umano possieda ed è possibile operare un’ulteriore distinzione tra gesti inintenzionali (o accidentali) e gesti primari (o volontari); i primi, come il nome stesso fa trasparire, trasmettono informazioni contro la nostra volontà.

Tipico può considerarsi il gesto di chi si gratta il naso: in generale toccare il proprio naso è sintomo di un qualche rifiuto, ma a ben guardare si tratta di un gesto “dirottato”, che affonda le radici nel comportamento infantile: quando, infatti, mente, un bambino porta istintivamente le mani alla bocca, come per evitare che la verità sia rivelata; il processo di crescita psichica porta alla creazione di nuove strategie, anche perché si tratterebbe di un gesto fin troppo esplicito, e l’adulto concentra, così, la propria attenzione su una zona corporea limitrofa (il naso, appunto).