LE PAROLE DELL’INCONSCIO 

 

 

  Laggiù tutto è ordine e bellezza, lusso, calma e voluttà.

Charles Baudelaire

 

Simbolo e comunicazione raramente si discostano l’uno dall’altra, e nel sogno questo è ancora più evidente: durante un evento onirico, infatti, la comunicazione avviene in modo totalitario per mezzo di simboli.

Senza addentrarci troppo nell’evoluzione della psicanalisi, possiamo sottolineare come il passaggio tra diciannovesimo e ventesimo secolo abbia rappresentato un enorme salto qualitativo per lo studio dell’inconscio e dei sogni; prima di quella data l’interpretazione dei sogni era un’attività fortemente correlata con la superstizione, per cui il sogno non possedeva in sé e per sé alcun significato, ma era considerato semplicemente un riflesso delle sensazioni fisiche provate durante il sonno.

Sigmund Freud, con il suo libro “L’interpretazione dei sogni”, fornisce una vera e propria svolta nel campo: secondo le sue teorie, la comprensione dei sogni può condurre, tramite un canale privilegiato, alla comprensione dell’inconscio dell’individuo.

A monte della produzione di un sogno sta la considerazione che tutte le nostre azioni sono motivate da impulsi, sentimenti e desideri, elementi che costituiscono l’inconscio personale; quando non è possibile soddisfare queste volontà profonde, a causa di repressioni dovute al rispetto di determinati valori e canoni, accade, da un lato, che nell’organismo si originino stati nevrotici, e dall’altro che tali impulsi trovino sfogo nei sogni, proprio in un mondo non reale dove tutto ci è concesso (processo di “rimozione”).

Tuttavia il superego non è abbastanza indebolito, durante il sonno, da permetterci di esprimere chiaramente quelle repressioni; esso svolge, infatti, una funzione di censura, creando continuamente simboli, affinché i suddetti desideri o angosce non possano comparire in modo chiaro.

 

   

Si tratta, evidentemente, della visione freudiana del sogno, dal momento che, nello stesso periodo in cui egli lavora alle produzioni psicanalitiche, Carl Gustav Jung formula una diversa teoria onirica.

Questi sostiene che il sogno è l’espressione della saggezza dell’inconscio, un fenomeno di carattere naturale che non presenta alcuna trasposizione simbolica; la voce che “parla” nei sogni trascende il singolo, e ci riporta al concetto di inconscio collettivo, che darebbe così al sogno un carattere di gruppo.

In conclusione il sogno è il retroscena di un “bagaglio simbolico” che è uguale per tutte le persone, nazionalità, ecc., ed esso è a suo volta frutto di un retaggio antico, di tempi in cui l’uomo temeva ancora la forza distruttrice del fuoco e dell’acqua: le paure primordiali dell’uomo non sono mai state cancellate, e si manifestano da migliaia di anni nei sogni di ognuno di noi.   

 

 

 

Il grafo evidenzia quattro aree di analisi nella vastissima panoramica di ambiti e prospettive che abbraccia la tematica dell'inconscio.