Già dai suoi primi saggi emerge con estrema chiarezza l'impostazione
fondamentale del suo pensiero, che intende l'evoluzione e il progresso come
la legge universale della vita e del cosmo. Nel riconoscimento che "l'esistenza
del mondo con tutto ciò che lo circonda è un mistero che sempre esige di essere
interpretato" si incontrano scienza e filosofia: la scienza giunge alle leggi
e alle generalizzazioni di dati; la filosofia è la conoscenza stessa al suo
più alto grado di generalità; è la filosofia che unifica i portati delle singole
scienze in un sistema generale dell'universo. Nel movimento dell'evoluzione
si manifesta il continuo passaggio "da una omogeneità indefinita e incoerente
a un'eterogeneità definita e coerente". Il tutto in modo necessario, ma secondo
una necessità che Spencer interpreta in una prospettiva ottimistica, scorgendo
dunque nel processo biologico e umano la stessa legge del cosmo, che è diretta
a uno scopo finale buono e positivo. All'interno di questo quadro generale
Spencer delinea la sua biologia che fonda il principio lamarckiano dell'"organo
che crea la funzione" con quello darwiniano della "sopravvivenza del più adatto",
concependo la vita come adattamento degli organismi all'ambiente in riferimento
all'accumularsi di variazioni funzionali che sempre meglio rispondono alle
esigenze ambientali. La stessa legge spiega lo sviluppo della psiche umana
individuale e dell'organismo sociali. Così per Spencer il più alto atteggiamento
etico per l'uomo è di accettare coscientemente quelle leggi che regolano la
vita sua e del suo ambiente, secondo un generale criterio di "adattamento".
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