IL RANCIO
Sul
fronte Italiano fu particolarmente problematico il rifornimento di
cibo e acqua infatti allo
scoppio del conflitto gli alti comandi non compresero a pieno il
problema dell'approvvigionamento alimentare, anche perché si
pensava che sarebbe stata una guerra molto veloce. Già nel
primo inverno di guerra la situazione risulto critica e lo stato
maggiore dell'esercito dovette affidare la gestione dei
rifornimenti all'organizzazione alleata Joint Committee attraverso
la quale giungeva in Italia tutto il grano necessario a soddisfare
il fabbisogno della popolazione e dell'esercito.
La
razione viveri giornaliera garantiva mediamente circa 4000 calorie,
le razioni erano di due tipi: la razione territoriale modificata,
contenente meno calorie, che veniva distribuita ai soldati schierati
nelle retrovie e la razione normale di guerra, a sua volta distinta
in estiva ed invernale, che veniva distribuita ai soldati impegnati
in prima linea. La razione giornaliera comprendeva circa 700 grammi
di pane, 350 grammi di carne, 150 grammi di pasta o riso, frutta e
verdura, un quarto di vino, caffè. Le razioni venivano poi
adattate in base alla località in cui le truppe erano
impiegate ad esempio per le truppe schierate in alta montagna il
comando aveva stabilito un distribuzione supplementare di lardo,
pancetta e latte condensato. Nelle razioni dei soldati al fronte non
era contemplata la presenza di alcolici che venivano forniti alle
truppe solo nei giorni in cui erano previsti gli attacchi. Il vero
problema del rancio in trincea non era tanto la quantità, ma
la qualità Infatti veniva portato all'interno di grandi casse
di cottura che contenevano 30 razioni, queste casse erano in grado di
mantenere la temperatura interna di 60° C per oltre 24 ore, per
cui la cottura avveniva in gran parte durante il trasporto
regolarità dei rifornimenti infatti il rancio spesso non
arrivava o arrivava a notte molto inoltrata a causa dei
bombardamenti che impedivano ai vivandieri di arrivare in prima
linea. Orelli a questo proposito racconta
“Gli addetti ai rifornimenti,
per arrivare fino a noi spesso dovevano correre in campo aperto e
venivano quindi presi di mira dai cecchini. [...]Non si poteva
correre il rischi di perdere il rancio e soprattutto il vivandiere
così si saltava spesso il rancio.” Oltre
alla distribuzione del rancio bisognava preoccuparsi anche della
distribuzione de dell'acqua che era un bene indispensabile per la
vita di trincea l'acqua infatti al fronte non serve soltanto ai
soldati, il cui fabbisogno medio era calcolato in nove litri al
giorno, ma serve anche per il raffreddamento delle mitragliatrici,
dei gruppi di compressori per i lavori di scavo , dei motori degli
autoveicoli e per i preziosissimi animali.
È per questo
che il
servizio idrico militare ha ricoperto un ruolo centrale nel
conflitto, inizialmente le risorse idriche locali riuscivano a
sopperire all'ingente bisogno d'acqua potabile, tuttavia col dilagare
delle epidemie e con la chiamata alle armi di un numero sempre
maggiore di soldati, il fabbisogno d'acqua aumento in maniera
esponenziale. Fu così che il genio militare dovette progettare
e costrui acquedotti che permettessero di rifornire d'acqua anche le
postazioni più impervie che col passare della guerra si
andavano a costituire sui monti. Queste prodigiose
opere però non sempre erano sufficienti, quasi mai durante il
conflitto i soldati ricevettero i nove litri d'acqua
al giorno anche perché si preferiva usare la poca acqua per le
strumentazioni militari e cosi spesso e volentieri l'unica riserva
d'acqua che i soldati avevano a disposizione era costituita dal
litro contenuto nella borraccia. Una testimonianza
diretta riguardante l'alimentazione dei soldati in tempo di guerra
può esserci fornita dal testo tratto dal Giornale di
guerra e
di prigionia di Carlo Emilio Gadda "…Il
nostro piccolo accampamento è sulle pendici del Bruscòn,
verso quota 1100. Qui stanno i 41 muli, i conducenti, il Sergente
Rossi capo delle salmerie, il maniscalco, ecc. Gli uomini sono
attendati per muli si completeranno i baldacchini, possibilmente con
tetto in lamiera. Il clima è freddo e umidissimo essendo la
pineta fitta. La spesa viveri si fa con le carrette (....) presso le
sezioni di Commissariato della 30a divisione per il sotto settore di
sinistra e di destra (....). La spesa di foraggio si fa nientemeno
che a Rocchette, in pianura: è un bel viaggio. L'avena si
prende invece coi viveri. L'acqua, che a Campiello veniva attinta
dalle botti recate prima da camion e poi col trenino. La misura
è
di 4 litri per uomo al giorno, per tutte le truppe dell'Altipiano. Il
rancio e il caffè vengono cotti la notte, poiché il
Comando brigata Piemonte ha proibito di accendere fuochi durante il
giorno, e con ragione. Il caffè vien recato al crepuscolo
mattutino, la carne cotta rimane là durante il giorno e recata
col rancio di riso o pasta a notte fatta. Gli uomini mangiano quindi
, verso le 11 di sera, con fame lupina, e prendono il caffè
verso le 5 di mattina...”