Gli allievi di Heidegger,
come Sartre, fondano l'esistenzialismo,
in cui l'analisi esistenziale è l'oggetto stesso della ricerca filosofica.
L'esistenzialismo si
sviluppa dopo gli anni 30 e nel secondo dopoguerra, in un contesto di crisi
di valori, e riflette sulla radicalità del senso dell'esistenza
dell'uomo e della sua responsabilità in un periodo di razionalizzazione
della vita avvenuta a causa degli sviluppi scientifici e tecnologici. Si
tratta di un complesso di filosofie che esprimono la consapevolezza della
responsabilità radicale dell'esistenza dell'uomo. Esse hanno in
comune l'analisi dell'esistenza, definita il "concreto" in opposizione
alle riflessioni astratte delle tendenze filosofiche tradizionali, come
l'idealismo. L'esistenza, infatti, è una struttura "trascendentale"
dell'esperienza individuale, è un progetto, il trascendersi del
singolo verso le infinite possibilità essenziali dell'esistenza
stessa, ossia verso la società, verso dio o verso la possibilità
ultima, cioè la morte, in relazione alle varie tendenze dei filosofi
esistenzialisti.
La dimensione filosofica
della consapevolezza dell'esistere come assurdità e "scacco" è
caratterizzata dall'angoscia e dalla nausea, sentimenti gratuiti, non finalizzati,
che sorgono nel singolo che, oltre le "chiacchiere" e la "malafede", coglie
l'essenzialità dell'esistere.
Un esponente dell'Esistenzialismo
è lo scrittore francese Albert
Camus che trascorse alcuni anni ad Algeri, dove maturò le linee
portanti della sua filosofia, espressa nei saggi L'envers et l'endroit
e
Noces, e L'étranger,
fondati sulla constatazione dell'assurdità della condizione umana.